L’economia americana è cresciuta del 2%. Il presidente: “Saremmo un razzo. Ma la Fed… “
Il tweet di Donald Trump contro la Fed non fa quasi più notizia. Così come l’andamento del Pil Usa: il dato pubblicato oggi, riferito al secondo trimestre, è in crescita del 2%. A spiazzare i mercati è stato invece il “ramoscello d’ulivo” che arriva direttamente dalla Cina. Stamattina, Pechino ha fatto sapere di non avere intenzione di agire al rialzo dei dazi -come invece aveva comunicato la settimana scorsa- minacciato, e promesso dal presidente americano. Un cambio di rotta, perlomeno è quello che si augurano i mercati, da parte del Dragone, che per la prima volta dunque rinuncia a ritorsioni nei confronti di Washington. Non solo. L’incontro presso la Casa Bianca tra le due delegazioni, che ha come obiettivo la riapertura delle trattative commerciali, si farà, almeno stando al ministro del Tesoro Usa Steven Mnuchin. Per ora si parla più in generale di una data da identificare all’inizio di settembre. Ad ogni modo si tratta di segnali di distensione che fanno bene al mercato internazionale. Le borse europee trattano positive, anche Wall Street ha aperto in rialzo e i dati del Pil hanno contribuito a consolidare gli acquisti sul mercato.
CRESCE IL PIL USA MA SOTTO IL PRIMO TRIMESTRE
L’economia statunitense è cresciuta del 2% su base annua nel secondo trimestre del 2019. Si tratta di un’espansione leggermente al di sotto della stima preliminare del 2,1%. Il dato è anche inferiore al +3,1% registrato nei tre mesi precedenti, un rallentamento che riflette principalmente le revisioni al ribasso delle spese statali e locali, le esportazioni, gli investimenti nell’inventario privato e gli investimenti residenziali, solo parzialmente compensati da una revisione al rialzo delle spese per consumi personali. Dal 1947 al 2019 il tasso di crescita media del Pil Usa è del 3,21%. Il massimo storico è +16,7% nel I trimestre del 1950, mentre il record negativo è -10%, I trimestre del 1958.
“SAREMMO UN RAZZO. MA LA FED… “
Puntuale il tweet del presidente degli Usa pochi istanti dopo la pubblicazione del dato: “L’economia sta andando alla grande, con un potenziale al rialzo enorme. Se la Fed facesse quello che deve, saremmo un razzo!”. Così il leader della Casa Bianca, che come è risaputo ha come target un’espansione annua pari al 3%. Da notare che Trump non ha commentato l’annuncio della Cina di non voler rispondere al rialzo delle tariffe da lui promesse a partire da settembre (e poi dicembre), ma si è limitato a non scrivere nulla di Pechino, attaccando “solo” (e come al solito) la Federal Reserve, qualche giorno dopo un precedente tweet in cui si domandava chi, tra Jay Powell (presidente della Fed) e Xi Jinping, premier cinese, fosse il suo vero nemico.
The Economy is doing GREAT, with tremendous upside potential! If the Fed would do what they should, we are a Rocket upward!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 29, 2019
IL RAMOSCELLO D’ULIVO DELLA CINA
In un incontro con la stampa, è stato il portavoce del ministero cinese del Commercio, Gao Feng, a dire che: “La Cina ha tanti modi per compiere ritorsioni ma pensa che quello che va discusso sia la rimozione di nuovi dazi per prevenire una escalation. Ciò che è importante è creare le condizioni per continuare i negoziati”. Già un primo segnale di distensione era stato inviato dal vicepremier cinese Liu He, che aveva invitato alla moderazione dei toni e alla calma.
GLI ALTRI DATI MACRO USA
Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono cresciute di 4mila unità, nell’ultima settimana sono dunque salite a 215mila, come da attese, mentre le richieste di disoccupazione continua aumentano più delle previsioni: sono 1 milione e 698mila, 18mila in più rispetto alle stime degli analisti e 20 mila in più rispetto al dato della settimana precedente. Negativo il dato dei contratti pendenti di vendita di abitazioni, su base mensile a luglio il dato è -2,5%, ben al di sotto del +0,1% delle attese e del +2,8% di giugno. Sale, infine, anche l’indice Pce Price, che dà un’approssimazione sulla misura dell’inflazione: +2,3% (stesso valore della stima preliminare) dopo il 0,4% del trimestre precedente.
REAZIONE DEL MERCATO
Giornata all’insegna del rialzo per il dollaro, che ora scambia a 1,1058 nei confronti dell’euro, in crescita dello 0,18%. Il biglietto verde è in guadagno da quattro sedute consecutive e nel suo indice principale ha raggiunto quota 98,45, pareggiando i massimi del mese.