Gli analisti temevano dati in peggioramento, con la Fed pronta a intervenire. E invece…
Il taglio dei tassi della Fed si allontana. I dati macroeconomici sul lavoro sorprendono il mercato, che si aspettava numeri negativi. E così, secondo gli analisti, le probabilità di un intervento della Banca Centrale Americana si riducono all’8% dal 26% precedente. Pazienza, questa dunque sarà la parola d’ordine della Fed, la cui riduzione del costo del denaro di 25 punti base non sembra più così probabile, quanto meno a fine luglio come precedentemente era stato previsto, anche se, in questo senso, sarà interessante l’audizione alla Commissione dei Servizi Finanziari della Camera a cui parteciperà il presidente della Fed, Jerome Powell, dal quale si attendono maggiori informazioni sulle tempistiche.
POSTI DI LAVORO TRIPLICATI RISPETTO A MAGGIO
A giugno negli Stati Uniti sono stati creati 60mila posti di lavoro in più rispetto alle attese: in tutto 224mila unità, contro i 165 mila stimati. Inoltre, il dato di maggio aveva registrato 72mila nuovi posti di lavoro. In buona sostanza, in un mese il dato si è più che triplicato. I settori più floridi sono quelli dei servizi professionali e aziendali, assistenza sanitaria, trasporti e magazzinaggio. La media dei posti di lavoro non agricoli, dal 1939 al 2019, negli Stati Uniti sono di 125.70 mila. Il massimo storico? 1 milione 118 mila posti, settembre del 1983. Il record negativo è di -1 milione 959 mila, settembre del 1945.
POCO MOSSE DISOCCUPAZIONE E RETRIBUZIONE ORARIA
Il tasso di disoccupazione sale al 3,7% contro il 3,6% delle attese e del mese precedente, e rimane ancorato ai minimi degli ultimi 50 anni, per una media, tra il 1948 e il 2019, del 5,75%, con un massimo del 10,8% nel novembre 1982 e un minimo di 2,5%, maggio 1954. La retribuzione media oraria, infine, dato molto caro alla Fed in ottica inflazione, è salita dello 0,22% su base mensile, a 27,9 dollari, leggermente al di sotto del consenso (+0,3%).
MOVIMENTI DI MERCATO
Alla pubblicazione dei dati, alle 14.30 ora italiana, i mercati europei hanno virato negativi, chiudendo la seduta in rosso. A fronte di un ipotetico rinvio del taglio del costo del denaro, il dollaro si è rafforzato nei confronti dell’Euro, crollato a un minimo di 1,1206.