I gestori dei fondi non credono più nelle azioni di Wall Street. Un sondaggio recente di Bank of America ha confermato che l’allocazione alle azioni è di circa 2,2 deviazioni standard al di sotto della media di lungo termine, con gli asset manager che si sono spostati verso le obbligazioni, la liquidità e le materie prime. Per oltre un decennio gli investitori non hanno considerato altra alternativa che le azioni, le uniche in grado di fornire rendimenti soddisfacenti mentre i ritorni del reddito fisso erano estremamente bassi per la politica ultra-espansiva delle Banche centrali.
Lo scorso anno però il quadro è completamente cambiato: l’inflazione straripante ha costretto gli istituti monetari a ricorrere alle misure forti alzando i tassi d’interesse in maniera aggressiva. Ciò ha creato le condizioni per un rallentamento economico che potrebbe trasformarsi in recessione e soprattutto in utili attesi molto al di sotto delle stime. Quest’ultimo è un fattore molto importante per l’andamento del mercato azionario. Tuttavia l’aspetto più inquietante per gli investitori azionari è che, nonostante le previsioni sugli utili aziendali si siano abbassate, le valutazioni delle azioni risultino essere ancora alte. Secondo FactSet, l’S&P 500 è scambiato a circa 17,5 volte i profitti attesi per i prossimi 12 mesi, al di sopra della sua media decennale di 10,17.
Wall Street: ecco perché i gestori preferiscono il reddito fisso
I gestori di fondi stanno valutando attentamente la situazione e questa settimana due appuntamenti saranno da osservare con la lente di ingrandimento. Uno riguarda l’audizione del presidente della Federal Reserve Jerome Powell davanti alle Commissioni Affari finanziari di Camera e Senato, dove presumibilmente verranno tracciate le linee di politica monetaria a partire dalla prossima riunione Feddi questo mese, soprattutto in considerazione del possibile ritorno all’aumento dei tassi d’interesse di 0,50 punti percentuali. L’altro si riferisce al report sull’occupazione da parte del Dipartimento del Lavoro, venerdì, da cui si otterranno notizie preziose sugli effetti delle restrizioni monetarie messe in atto dalla Fed per raffreddare l’economia.
Ad ogni modo, sono diversi gli investitori che si stanno allontanando dagli asset rischiosi per prendere la strada del reddito fisso. “Per un certo numero di anni, i titoli growth statunitensi sono stati una specie di unico gioco in città. Ora puoi effettivamente ottenere un rendimento nel reddito fisso”, ha detto David Lefkowitz, responsabile azionario America presso UBS Global Wealth Management. A giudizio di Gautam Khanna, co-responsabile del reddito fisso multisettoriale USA presso Insight Investment, “è difficile giustificare il pagamento di un premio per le azioni, che comportano il rischio di perdere denaro, quando gli investitori possono bloccare rendimenti del mercato del credito che vanno dalla cifra singola media a quella alta”.
In particolare, se si dovesse configurare uno scenario recessivo, la storia non gioca certamente a favore delle azioni. Secondo uno studio condotto dai ricercatori della George Mason University, durante le recessioni degli ultimi 50 anni le obbligazioni a breve termine, a lungo termine e persino quelle ad alto rendimento hanno generato rendimenti mensili medi migliori rispetto alle azioni statunitensi a grande capitalizzazione. “È difficile sapere quanto bene l’economia reggerà. Ma al momento, i rischi per gli investitori concentrati nelle azioni statunitensi sembrano inclinarsi verso il basso”, ha detto Lefkowitz.