Indice S&P 500 vicino ai massimi storici, con la crescita della Borsa americana prosegue imperturbabile agli eventi esterni che la minacciano. Il riacutizzarsi del Covid-19 e la stretta monetaria in arrivo della Federal Reserve non sono bastati per convincere gli investitori a frenare l’entusiasmo. Nell’ultima seduta della scorsa settimana l’indice S&P 500 ha chiuso a 4.682,85 punti, segnando un rialzo dello 0,72%. Un livello questo che determina un raddoppio delle quotazioni da quando è iniziata la pandemia e una performance del 24,67% solo quest’anno.
Il 2021 adesso si sta preparando ai titoli di coda, anche se c’è da considerare il mese di dicembre, solitamente proficuo per le Borse, in concomitanza con le festività natalizie dove la domanda dei consumatori raggiunge il livello più alto dell’anno. Ma per il 2022 cosa bisognerà aspettarsi alla luce delle numerose nubi all’orizzonte che minacciano tempesta?
UBS: indice S&P 500 a 5.000 punti entro il 2023
Gli economisti UBS pensano che ancora l’S&P 500 abbia spazio per crescere. Quest’anno la Borsa statunitense ha approfittato dello slancio degli utili aziendali, che in moltissimi casi hanno battuto le previsioni degli analisti nonostante le difficoltà oggettive. L’anno prossimo i guadagni delle società continueranno ad essere protagonisti, per la banca d’affari svizzera.
In base alle stime, gli EPS delle 500 società più capitalizzate di Wall Street si attesterebbero a 213 dollari nel 2021, 241 dollari nel 2022 e 250 dollari nel 2023, con una crescita rispettivamente del 51,6%, 13,1% e 3,7%. In ragione di questo l’S&P 500 viene visto dalla banca a 4.850 punti a fine 2022, quindi in salita del 4,3% rispetto ai livelli attuali. Nel 2023 l’indice dovrebbe arrivare a 5.000 punti, segnando un aumento del 3,1%.
Il massimo fulgore lo si avrà nel secondo trimestre del 2022, quando il paniere già potrebbe toccare quota 5.000, per poi dare via a una fase di consolidamento determinata da un rallentamento della crescita per una politica monetaria della Fed più restrittiva, con un conseguente calo degli utili societari. Gli economisti dell’istituto di credito tuttavia vedono un premio al rischio delle azioni non lontano dal suo valore medio, quindi vi è la possibilità di un guadagno dell’S&P 500 intorno al 10% nel prossimo quinquennio.
UBS: non ci sarà stagflazione negli USA
Il rischio per l’economia è che l’inflazione acceleri e con un abbassamento della crescita si manifesti il fenomeno della stagflazione. Questo significherebbe che i tassi spot si riallineino con quelli forward, il che porterebbe a una compressione dei ritorni annui verso il 4%-6%, ben distanti dall’11% medio degli ultimi 30 anni.
L’aumento dell’inflazione per UBS inciderebbe di più sulle azioni di alcuni settori che non su quelle di altri. Ad esempio un aumento dell’1% dell’indice dei prezzi al consumo comporterebbe un calo del 7,7% del retailing, 6,5% dei semiconduttori e dei beni di consumo. Mentre vi sarebbe una crescita del 18,7% dell’azionario energetico e dell’1,5% dei titoli bancari. Questo spinge la banca svizzera a preferire i comparti energetici e finanziari per sfruttare anche il rialzo dei tassi connesso alle aspettative inflazionistiche. Insieme ai titoli delle telecomunicazioni e tecnologici che hanno una grande capacità di protezione dei margini anche durante le fasi di alta inflazione.
Lo scenario di stagflazione tuttavia è difficile che si verifichi per l’istituto finanziario elvetico, che prevede una crescita del PIL statunitense del 4,2% nel 2022 e del 3% nel 2023. Questo sarebbe accompagnato da un calo dell’inflazione all’1,5% entro la fine del prossimo anno e all’1,4% in media tra 2 anni. In ragione di tutto ciò la Federal Reserve effettuerebbe un solo ritocco del costo del denaro dello 0,25% nel 2023.