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Cina: il più grande fondo pensione danese vende le azioni, ecco perché

Cina: il più grande fondo pensione danese vende le azioni, ecco perché

La Cina rappresenta un rischio politico. È questa la ragione principale per cui la PFA Pension, il più grande fondo pensione della Danimarca, è uscito da alcuni investimenti in azioni cinesi e sta valutando come gestire le altre partecipazioni. Il fondo da 100 miliardi di dollari ha venduto le quote del valore di 4,2 miliardi di dollari in Anta Sports e Li Ning Co., due produttori di abbigliamento. Il chief operating officer di PFA Rasmus Bessing ha dichiarato: “Vediamo la Cina e lo sviluppo politico e crediamo che ci sia un aumento del rischio politico associato alle società cinesi. La PFA non ha agito “esclusivamente per ragioni politiche, ma tali considerazioni sono una preoccupazione crescente”. Inoltre, il top manager ha affermato che il fondo ha cercato di avviare un dialogo, ma che “non ha portato da nessuna parte”. Di conseguenza, ora verrà fatta una valutazione “caso per caso, anche quando le aziende hanno forti legami con regimi non democratici”.

Per diversi anni la PFA ha rifiutato gli investimenti in obbligazioni sovrane cinesi per via di considerazioni sui fattori ESG non attinenti ai piani del fondo e sull’aspetto legato al rischio-rendimento. Per questo oggi il fondo effettua investimenti selettivi nelle società del Dragone, per quanto sia “difficile a volte sapere quanto queste entità siano controllate dallo Stato”, ha riferito Bessing. I criteri ESG sono ormai uno strumento di guida agli investimenti estremamente rilevante, ha sottolineato l’esperto, ancor più dopo l’inizio della guerra Russia-Ucraina. “Vi è un panorama politico e uno stato di maggiore escalation e questo rende il rischio politico più presente nelle nostre valutazioni”, ha concluso.

 

Altri investitori si allontanano da Pechino

PFA non è il solo fondo pensione danese ai ferri corti con le aziende cinesi. Anche ATP, che gestisce circa 100 miliardi di dollari di asset, ha riferito di osservare da vicino la situazione in Cina. Attualmente detiene diverse attività cinesi, tra cui obbligazioni sovrane. Tuttavia, fino a quando il governo danese non darà degli input precisi, continuerà a investire, ha detto il responsabile ESG del fondo Ole Buhl. “Non siamo responsabili politici, siamo seguaci della politica. Riconosciamo che c’è un livello di tensione geopolitica in questo momento, ma allo stesso tempo non è stata presa la decisione che noi, come investitori, dovremmo smettere di investire in titoli sovrani cinesi”, ha affermato. Vi è da dire, che in precedenza alcune attività cinesi sono state smantellate da ATP per effetto della violazione di criteri ESG.

I paesi scandinavi sono particolarmente attenti alle questioni che riguardano fattori ambientali, sociali e di governance, in particolare in relazione ai diritti umani. All’inizio del 2022, il fondo sovrano norvegese ha eliminato dal portafoglio Li Ning per presunte violazioni dei diritti umani nello Xinjiang su cui da tempo hanno acceso i riflettori gli Stati Uniti e l’Onu. Altri grandi investitori si sono allontanati da Pechino per ragioni politiche, come Tiger Global, Berkshire Hathaway e SoftBank. Mentre i fondi pensione del Texas e della Florida stanno tagliando le allocazioni di portafoglio e interrompendo nuovi investimenti nelle aziende cinesi.

 

Cina: rischio o opportunità?

Se il numero di coloro che decidono di affrancarsi dalle opportunità cinesi risulta in crescita, non mancano quelli che viceversa preferiscono coglierle al volo. Ad esempio, Franklin Templeton Investments, uno dei più grandi gestori patrimoniali al mondo, ha una visione positiva sulla crescita degli investimenti in Cina, soprattutto con la rimozione delle restrizioni Covid-19. Per questa ragione sta accumulando posizioni rialziste. A giudizio di Bill Ford, amministratore delegato di General Atlantic, il livello di rischio politico è più alto rispetto al passato, ma “la Cina è troppo grande per essere ignorata dagli investitori”.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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