Coronavirus rimane un’incognita, ma i modelli per l’asset allocation non mostrano eccessiva preoccupazioni. Meglio le azioni europee di quelle statunitensi. Dollaro in rallentamento, mentre la sterlina è destinata ad apprezzarsi
Un unico tema all’ordine del giorno per i mercati, da un mese a questa parte. Il coronavirus. La domanda che tutti si fanno è semplice: il rallentamento economico, dovuto all’immmobilità delle attività industriali cinesi, quali reali effetti avrà sul resto del mondo? L’impatto può essere o no controllato? Dal punto di vista sociale e sanitario c’è ancora tanta incertezza, in quanto gli epidemologi non sono ancora in grado di quantificare l’impatto reale del virus. L’unico parametro di riferimento è la Sars, la precedente epidemia che si è diffusa a partire dalla Cina nel 2003. La reazione dei mercati allora è stata molto più accentuata, anche se poi è stata succeduta da una rapida capacità di ripresa dell’economia globale. Oggi, il peso della Cina è quattro volte maggiore rispetto all’epoca della Sars.
La People Bank of China ha deciso di concedere prestiti alle banche cinesi al 3,50 per cento per un anno, per mitigare gli effetti della crisi. Queste misure di sostegno ai mercati che arrivano dalle banche centrali, per il momento, stanno facendo da cuscinetto, impedendo repentini crolli. “Mettendo da parte i rischi posti dal coronavirus – si legge nel Barometro di febbraio, di Pictet Asset Management – soprattutto per le economie asiatiche, il nostro modello di ciclo economico registra prospettive equilibrate nella maggior parte del mondo, sebbene gli Stati Uniti appaiano essere in una posizione privilegiata. Il sentiment delle aziende si è ampiamente ripreso dai bassi livelli dello scorso anno”.
Gli indicatori tecnici di Pictet AM continuano a essere di segno positivo, “soprattutto adesso che entrano in gioco fattori stagionali positivi”. Occorre, però, proteggersi nell’asset allocation. I segnali di allerta sono sulle obbligazioni high yield, sui titoli tecnologici e il peso messicano che sono iperacquistati in base ai modelli.
“Il nostro modello di analisi delle valutazioni – si legge nel report Pictet – segnala un pericolo per il mercato azionario statunitense. Per contro, i mercati azionari britannico e giapponese continuano a scambiare a livelli interessanti rispetto ai loro fondamentali. I nostri dati sulla liquidità sono stabili, con iniezioni di liquidità per 1.200 miliardi di dollari da parte delle banche centrali, pari a circa il 2% del PIL globale, previste per quest’anno. Il mercato, tuttavia, sta scontando misure di stimolo anche maggiori, il che potrebbe portare potenzialmente ad una delusione, per quanto la risposta della Cina al coronavirus potrebbe colmare parte della differenza. Le azioni paiono di conseguenza un po’ costose, con valutazioni più difficili da giustificare nel contesto di crescenti timori per l’impatto economico negativo dell’epidemia di coronavirus”.
Mercato azionario, meglio eurozona
Pictet AM consiglia i titoli ‘value’ più interessanti delle controparti ‘growth’. “Ciò vuol dire essere sovrappesati sui finanziari – scrivono gli analisti -. Sono tra i settori più convenienti e anche quelli destinati a beneficiare dello stimolo delle banche centrali”.
Semaforo verde sui titoli dell’eurozona, rispetto a quelli statunitensi. “Negli Stati Uniti, il premio di rischio azionario, una stima dell’extra rendimento offerto dalle azioni rispetto a un tasso privo di rischi, si attesta al 5,4% – si legge nel Barometro – ben inferiore a quello dell’8% del mercato tedesco. Sebbene nei mesi scorsi l’economia tedesca abbia risentito delle dispute commerciali, ci sono motivi di ottimismo. I consumi europei sono solidi, con le vendite al dettaglio in crescita di oltre il 2% su base annua, e una continua crescita dei mutui ipotecari che ha raggiunto nuovi livelli massimi. Anche il sentiment tedesco è migliorato; qualora i dati reali dovessero seguire tale trend, come ci attendiamo, i mercati azionari europei ne dovrebbero trarre beneficio”.
Giudizio neutrale sugli USA
Per Stati Uniti il giudizio rimane neutrale. “Per iniziare – continua il report – è possibile che l’economia possa riprendersi. L’attività immobiliare sta guadagnando terreno, alimentata dalla discesa dei tassi sui mutui ipotecari e siamo incoraggiati dai primi segnali di ripresa degli investimenti negli immobili non residenziali. In secondo luogo, la Fed rimane incoraggiante. E in terzo luogo, sebbene la stagione degli utili trimestrali finora abbia evidenziato profitti in calo, la maggior parte delle società è riuscita a superare le previsioni degli analisti, decisamente ribassate”.
In spolvero i titoli britannici, sostenuti da una situazione politica più stabile e dalla capacità del mercato di generare robusti livelli di reddito.
Oro, troppo caro
Dopo una corsa poderosa, l’oro inizia a sembrare costoso. “Anche se, in un mondo che mostra rendimenti obbligazionari irrisori – dice Pictet AM – e un eccesso di rischi, rimane pur sempre una copertura con una valutazione interessante”.
A scopo difensivo, si consiglia l’esposizione ai Treasury USA, che forniscono un’assicurazione aggiuntiva contro le conseguenze economiche dell’epidemia di coronavirus. “Queste posizioni difensive sono perlopiù tattiche. Nel medio termine, prevediamo – scrivono gli analisti – la buona tenuta di alcune aree di maggior rischio del mercato obbligazionario. Come le obbligazioni dei mercati emergenti”.
Valute. Meglio sterlina di dollaro
La ricerca di rendimenti sposta l’attenzione anche sulle valute. “L’apprezzamento valutario da noi stimato – continua il report – dovrebbe fornire una fonte chiave di rendimento per gli investitori nelle obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti, in quanto nell’ultimo decennio l’apprezzamento valutario è valso circa un quarto del rendimento totale della classe di attivi. Nel mercato valutario, una delle nostre convinzioni a lungo termine è che il dollaro è destinato ad indebolirsi. Tra le valute dei mercati sviluppati, riteniamo che la sterlina abbia potenziale per crescere di più rispetto al dollaro, in quanto è una delle valute più sottovalutata”.