Wall Street vacilla sulle parole di Trump che torna a minacciare nuovi dazi e a incolpare la Fed dello svantaggio competitivo Usa
Sarà l’inizio della discesa o è soltanto un fisiologico storno? Dopo i massimi della scorsa settimana, i mercati prenderanno una pausa di riflessione? Con questi interrogativi si aprono le contrattazioni a Wall Street che vede i tre indici principali scivolare in area negativa: S&P500 apre a 3.143 poco sotto la parità per poi proseguire in rosso fino a 3.119; Dow Jones inizia il lunedì a 28.109 in frazionale rialzo, ma perde subito quota; Nasdaq apre a 8.672 in flessione dello 0,17 per cento per poi scendere fino a 8.568 (-1,11 per cento). Il Black Friday di venerdì scorso e il Cyber Monday di oggi hanno sottolineato una persistente spinta propulsiva ai consumi, facendo registrare un nuovo record storico di vendite a 7,4 miliardi di dollari, ma è sempre la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina a gettare ombre sul sentiment positivo.
La settimana scorsa si è chiusa con vendite generalizzate e il trend è stato accentuato dalle parole di questa mattina di Donald Trump che, attraverso Twitter, è tornato a minacciare nuovi dazi a Brasile e Argentina e ad accusare la Federal Reserve per il suo atteggiamento a sfavore di dollaro.
“La Federal Reserve dovrebbe agire di conseguenza – scrive Trump su Twitter – in modo tale che questi Stati, che stanno diventando tanti, non possano più trarre vantaggio dalla forza del dollaro attraverso la svalutazione delle loro monete. Questo fa diventare molto difficile per i nostri agricoltori e manifatturieri esportare i loro prodotti in modo equo. Bassi tassi e allentamento (monetario) – Fed!”. Nel fine settimana, poi, la Cina ha risposto piccata alla posizione di Trump pro-indipendentisti di Hong Kong e, tramite un articolo sul Global Times, uno degli organi ufficiali del Partito comunista, ha ribadito che gli Stati Uniti come parte dell’accordo della “fase 1” devono rimuovere le tariffe esistenti, non solo quelle pianificate.
Se la guerra commerciale rimane ancora il principale market mover oltre Atlantico, questa settimana gli occhi saranno puntati anche sui dati macroeconomici per cercare segnali della tanto agognata ripresa ciclica. Il Pil del terzo trimestre ha sorpreso positivamente (2,1 per cento), ma ora si attendono i dettagli relativi ai vari settori economici. Si parte oggi con l’indice ISM manifatturiero che ha segnato un 48,1 a fronte di 49,5 previsto e un precedente 48,3. Domani avremo quello non manifatturiero, giovedì la bilancia commerciale di ottobre e venerdì i dati più attesi del mese, il report sul mercato del lavoro e la variazione dell’occupazione non agricola.
Se l’equity ha reagito prontamente alle parole di Trump, il biglietto verde rimane assopito con il cambio eur/usd chiuso nel suo trading range a 1,1039 in rialzo dell 0,22 per cento. Il cambio continua ad offrire pochi spunti operativi, come suggerito sia dalla volatilità implicita a 3 mesi, scesa al minimo storico.
Balzo in avanti per il Treasury americano che ha aperto in gap up e ha sfiorato un massimo a 1,86 per cento, in rialzo del 3,82 per cento.
Grafici by TradingView