Dall’OCSE arrivano previsioni poco confortanti sull’economia mondiale. L’organismo sovranazionale stima un’espansione del 3% del PIL globale quest’anno, ma un incremento solo del 2,7% nel 2024. Fatta eccezione per il 2020, quando il mondo è stato messo in ginocchio dall’avvento della pandemia, si tratta dell’espansione annuale più debole dal 2008.
Il rallentamento è dovuto soprattutto al peso sulle attività economiche dell’aumento dei tassi d’interesse e al mancato rimbalzo dell’economia cinese per come era nelle aspettative. “Dopo un inizio del 2023 più forte del previsto, aiutato dal calo dei prezzi dell’energia e dalla riapertura della Cina, la crescita globale dovrebbe moderarsi”, ha affermato l’OCSE. “L’impatto di una politica monetaria più restrittiva sta diventando sempre più visibile, la fiducia delle imprese e dei consumatori è diminuita e il rimbalzo in Cina è svanito”.
Economia mondiale: ecco le previsioni dell’OCSE nel dettaglio
Scendendo nei particolari, l’OCSE prevede che la Germania andrà in recessione, con una contrazione del PIL dello 0,2%, e sarà l’unica nazione del G-20 insieme all’Argentina a subire una flessione della propria economia. Le prospettive di crescita della zona euro quest’anno sono state ridimensionate. L’OCSE adesso stima un aumento del PIL ad appena lo 0,6% dallo 0,9% di giugno, anche se prevede che l’anno prossimo salirà all’1,1% – in calo dall’1,5% stimato a giugno – quando la Germania tornerà a crescere.
A preoccupare l’organizzazione con sede a Parigi è però la Cina, la cui produzione è vista inferiore all’obiettivo del governo del 5% nel 2024, in quanto la domanda interna sarà contenuta e i mercati immobiliari vivranno tensioni strutturali. L’istituto prevede che l’economia cinese rallenterà dal 5,1% di quest’anno al 4,6% l’anno prossimo, mentre a giugno aveva pronosticato una crescita del 5,4% nel 2023 e del 5,1% nel 2024. A ciò si aggiunge il fatto che, secondo l’OCSE, il sostegno del governo sarà più limitato rispetto a quanto avveniva negli anni scorsi. “Un rallentamento più rapido in Cina avrebbe effetti di ricaduta significativi nel resto del mondo”, ha avvertito.
Le Banche centrali devono continuare ad alzare i tassi
Le prospettive tetre dell’OCSE però non dovrebbero distogliere l’attenzione delle Banche centrali dalla lotta all’inflazione, che potrebbe rivelarsi persistente, puntualizza l’organizzazione. Per questa ragione, gli istituti monetari “dovrebbero mantenere i tassi di interesse ai loro livelli attuali o aumentarli ulteriormente per sconfiggere l’inflazione, nonostante i segnali sempre più visibili di tensioni economiche e protezionismo in tutto il mondo”, si legge nel rapporto.
L’OCSE quindi mette in guardia contro un allentamento della politica monetaria, perché potrebbe alimentare il carovita a livello core, anche se i principali indicatori sono in calo. “C’è spazio limitato per eventuali tagli dei tassi fino a ben oltre il 2024”, ha detto. Pertanto, “la politica monetaria deve rimanere restrittiva fino a quando non ci saranno chiari segnali che le pressioni inflazionistiche di fondo si siano attenuate in modo duraturo”, ha aggiunto. Al riguardo, l’OCSE lancia un monito ai governi che cercano di ravvivare la crescita con spese extra. “Il sostegno dovrebbe essere ridimensionato per ricostruire spazio per le future sfide di investimento ed evitare di alimentare l’inflazione che le Banche centrali vogliono contenere”, ha suggerito l’organizzazione.
Tra i Paesi che dovranno fare i conti con l’inflazione più arcigna, l’OCSE cita la Gran Bretagna. L’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stima un indice dei prezzi al consumo britannico del 7,2% nel 2023, in aumento rispetto alla precedente previsione del 6,9%. La Germania avrà a che fare con un’inflazione del 6,1% quest’anno, mentre la Francia vedrà i prezzi crescere del 5,8%. Per l’anno prossimo ci saranno notevoli miglioramenti su questo fronte, secondo le stime dell’OCSE: l’inflazione di Regno Unito e Francia dovrebbe attestarsi al 2,9%, appena sotto il 3% di quella tedesca.