Volano botte da orbi tra il governo Meloni e gli azionisti attivisti di Enel per le nomine al vertice del colosso energetico italiano. Il fondo petrolifero sovrano norvegese, che detiene una partecipazione del 2,2% nel capitale di Enel, ha riferito di non sostenere il candidato di Palazzo Chigi Paolo Scaroni alla presidenza dell’azienda alla prossima assemblea generale del 10 maggio. Invece voterà a favore di Marco Mazzucchelli, l’uomo scelto dall’hedge fund londinese Covalis, che alla fine del mese scorso ha presentato una lista alternativa di candidati al Consiglio di Amministrazione in segno di sfida a quella annunciata dal governo.
In quell’occasione, Covalis ha affermato che “il processo di selezione attuato dallo Stato mancava di trasparenza”. In particolare, l’amministratore delegato del fondo, Zach Mecelis, ha parlato di un “processo tossico” che dovrebbe finire perché “ostacola la valutazione del mercato azionario della società”. A prendere parte alla crociata di Covalis contro le scelte del governo anche Mondrian Investment Partners, proprietario di un pacchetto di azioni Enel dell’1,7%. La società d’investimento si è detta “preoccupata per le scelte di Roma e delusa dalla mancanza di trasparenza”.
Enel: perché Scaroni è osteggiato dagli azionisti di minoranza
Paolo Scaroni è ormai un veterano nel settore energetico, avendo già svolto il ruolo di amministratore delegato in Enel fino al 2014 e aver guidato ENI per nove anni. Il top manager ha svolto un ruolo determinante per l’espansione in Russia negli anni scorsi del gruppo petrolifero fondato da Enrico Mattei e si è schierato contro le sanzioni a Mosca sostenendo che ciò avrebbe rafforzato la posizione di grandi esportatori come Norvegia e Stati Uniti.
La posizione del fondo petrolifero norvegese è un po’ anomala, essendo che solitamente il Norges Bank tende ad avere un approccio conservatore, ancor più che in questo caso si tratta di una proposta fatta dal governo. “Il nostro punto di partenza nelle elezioni del consiglio di amministrazione italiano è sostenere i candidati presentati dagli azionisti di minoranza per rafforzare l’indipendenza del consiglio”, ha dichiarato.
Enel: il ruolo di amministratore delegato
Diverso è il discorso per quanto riguarda le altre cariche nel CdA dell’azienda energetica. Il fondo norvegese appoggerà una lista di amministratori alternativa a quella del governo. Tuttavia, la lista non è quella di Covalis, bensì di Assogestioni. Bisogna ricordare che in Italia, gli azionisti di minoranza ottengono tre seggi su nove nel Consiglio di Amministrazione. Il più grande fondo sovrano del mondo è in buona compagnia, perché anche il proxy adviser ISS ha consigliato agli azionisti di sostenere la lista di Assogestioni, in quanto i candidati proposti dal governo sarebbero privi di “competenze ed esperienze rilevanti”.
Quanto al CEO, la questione è delicata, perché il governo ha proposto Flavio Cattaneo, ex capo di Terna e Telecom Italia, mentre Covalis non ha ancora proposto un nome. L’hedge fund però ha detto che, se la sua risoluzione dovesse risultare vincente, ne sceglierebbe uno diverso. Scaroni invece ha già messo una pietra tombale sulle speculazioni di una sua eventuale ricandidatura nel ruolo.
Come andrà a finire?
Gli azionisti di minoranza messi insieme non potrebbero contrastare la predominanza del governo, che è proprietario del 23,6% delle quote attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tra l’altro, l’esecutivo dispone anche del golden power, che gli permette di dettare alcune condizioni nella gestione aziendale in nome dell’interesse nazionale. Tuttavia, la contrapposizione da parte degli attivisti alimenta tensioni all’interno dell’azienda e potrebbe causare qualche frizione futura nella gestione in merito a scelte anche delicate che dovrà prendere il gruppo sul fronte energetico. La prossima settimana si preannuncia quindi un’assemblea movimentata in Enel, con possibili ripercussioni sul titolo in Borsa.
Sulla vicenda hanno fatto sentire la loro voce anche i sindacati, che temono che la presentazione di tre liste e un CdA variegato possa aprire le porte all’arrivo di grandi gruppi finanziari internazionali, mettendo a repentaglio l’interesse dei lavoratori. “Non è solo questione di chi andrà a formare il Consiglio di Amministrazione di Enel ma delle strategie, sulle quali sfidiamo e continueremo a sfidare la proprietà con tutti gli strumenti a nostra disposizione”, hanno affermato i segretari nazionali Amedeo Testa, FLAEI Cisl, Ilvo Sorrentino, Filctem Cgil, e Marco Pantò, Uiltec Uil.