La Germania dà una sterzata nella lotta contro la crisi energetica e annuncia un piano da 200 miliardi di euro per finanziare il tetto al prezzo del gas. Il Cancelliere Olaf Sholz ha riferito che ciò avverrà attraverso il ripristino del Fondo per la ricostruzione, che era stato creato dopo la grande crisi del 2008 e rinforzato con l’arrivo della pandemia nel 2020. “Stiamo mettendo un grande scudo difensivo per l’economia”, ha detto di fronte ai giornalisti a Berlino. “Aiuterà i lavoratori, i pensionati, le famiglie e le grandi aziende industriali a poter pagare le bollette”, ha aggiunto.
La presa di posizione di Berlino è molto forte, dopo che le tensioni sul mercato del gas sono tornate altissime a seguito del possibile sabotaggio dei gasdotti Nord Stream che hanno provocato una pericolosa fuoriuscita di combustibile. Le quotazioni del gas alla Borsa di Amsterdam infatti si erano nuovamente proiettate ben oltre i 200 euro a kWh, mentre dopo l’annuncio tedesco hanno subito un crollo del 10% a 186 euro.
Germania: l’allarme lanciato dalle imprese
Non è ancora chiaro come funzionerà il tetto al prezzo del gas, ma una Commissione di esperti istituita dal Governo tedesco nelle scorse settimane dovrebbe formulare una proposta in tempi brevi. Ad ogni modo, la mossa si è resa necessaria in quanto la crisi energetica rischia di tramutarsi in una bomba economica e sociale nel Paese. Il Ministro dell’Economia Robert Habeck ha dichiarato che “un ombrello da 200 miliardi di euro permette di difendersi dagli attacchi di Putin all’economia tedesca”. La grande paura è che un’ondata di insolvenze delle imprese tedesche possa travolgere il Paese e creare danni rilevanti alle catene di approvvigionamento che servono i principali settori industriali della Nazione.
Da quando la Russia ha limitato fortemente i flussi di gas verso la Germania, le aziende hanno cominciato a ridurre la produzione e ad allentare gli investimenti. Un sondaggio pubblicato questo mese dall’Associazione tedesca dell’industria automobilistica, ad esempio, ha rilevato che un’azienda su 10 nel settore ha ridotto la produzione a causa dei costi energetici esorbitanti e un terzo sta considerando di farlo. Inoltre, è risultato che oltre la metà delle società ha cancellato o posticipato gli investimenti pianificati e quasi un quarto vuole spostare gli investimenti all’estero. Alcuni dati come la fiducia delle imprese e dei consumatori, crollati ai minimi del 2008, rendono l’idea di quanto seria sia la situazione nella più grande potenza europea.
Cosa significa per gli analisti la crisi energetica
Le prospettive per il futuro sono allarmanti, secondo gli analisti. Deutsche Bank prevede una contrazione del 3,5% dell’economia tedesca il prossimo anno, a causa della flessione dei consumi privati, degli investimenti e delle esportazioni nette. Questo rischia di trasformare la Germania da cuore pulsante dell’Europa e centro nevralgico dell’industria manifatturiera a una delle economie più vulnerabili del Continente. La principale banca tedesca stima una diminuzione della produzione manifatturiera del 2,5% nel 2022 e di circa il 5% nel 2023. “Con i prezzi dell’energia che probabilmente rimarranno strutturalmente elevati, solo alcuni degli impianti di produzione tedeschi prezzati fuori dal mercato probabilmente torneranno in funzione”, hanno detto gli analisti.
Il problema potrebbe riflettersi a livello di forza lavoro, sebbene ancora il tasso di disoccupazione in Germania sia abbastanza basso. “È probabile che le imprese tedesche abbandonino circa due milioni di dipendenti nei prossimi mesi con la contrazione dell’economia”, ha affermato Deutsche Bank.
Secondo Timo Klein, economista di S&P Global Market Intelligence, “l’attuale crisi del costo dell’energia e quindi dell’inflazione non è solo un fenomeno ciclico, ma ha anche una componente strutturale importante, che richiede un significativo intervento del governo per prevenire gravi danni a medio e lungo termine alle prospettive economiche della Germania”.