La crisi energetica e l’aumento dei prezzi delle materie prime che ne è derivato sono stati forieri di grandi guadagni per alcuni hedge fund. In particolare si è messo in mostra Northlander Commodity Advisors, che quest’anno ha realizzato circa il 50% di profitto, in aggiunta al 140% ottenuto lo scorso anno. Il Chief Investment Officer del fondo, Ulf Ek, ha affermato in una lettera agli investitori che nei prossimi anni le fortune dell’hedge fund potranno continuare e gli sforzi fatti dall’Unione Europea per intervenire nei mercati energetici a seguito della chiusura delle forniture di gas dalla Russia potrebbero non essere sufficienti ad abbassare il prezzo del combustibile.
Ek scrive che questo inverno vi sarà un potenziale rischio di carenza energetica perché il problema del gas non può essere risolto attraverso una regolamentazione. L’unica soluzione per abbassare i prezzi è ridurre la domanda e quindi il rischio di blackout. Un’analisi pienamente condivisa anche da Helge Haugane, vicepresidente senior del colosso energetico norvegese di proprietà statale, Equinor. Haugane ha affermato che il mercato del gas è di portata mondiale e quindi un price cap risulterà inefficace, mentre nel breve termine l’unica soluzione per l’Europa non può che essere quella di un razionamento. Alla fine tutto ciò dovrebbe mantenere ancora alte le quotazioni del combustibile e con questo i ritorni economici di Northlander Commodity Advisors.
Hedge fund: guadagni di Northlander anche sul carbone
L’hedge fund guidato da Ek in realtà non ha guadagnato solo dal gas in questi anni, ma anche da risorse energetiche più inquinanti come petrolio e carbone. La società ha puntato sul fatto che i prezzi sarebbero aumentati quest’anno e ha sfruttato il rally. In particolare il carbone ha fruttato molto lo scorso anno, grazie ai rialzi delle quotazioni in Europa. Nel 2022 il fondo ha tuttavia ridotto le posizioni poiché il rischio che i politici intervengano per limitare gli aumenti delle quotazioni risulta essere abbastanza alto.
Ek infatti precisa che la crisi energetica non è determinata dal commercio del carbone, che infatti quest’anno ha avuto un impatto molto limitato sui prezzi energetici. Una regolamentazione, a suo avviso, potrebbe arrivare da un momento all’altro e in tal caso contenere l’aumento dei prezzi. Il carbone d’altronde è l’ultima risorsa a essere considerata a livello globale per cercare di riparare il danno di una crisi energetica forse inattesa, per quanto alcuni Paesi ancora continuino a bruciare il combustibile provando nel contempo a ridurne la propria dipendenza. In ogni caso, puntare su tale materia prima nel prossimo futuro, con il processo di decarbonizzazione in corso è una mossa azzardata e Northlander ha preferito adottare maggiore cautela.