L’idrogeno verde, prodotto con l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, potrebbe avere due nuovi protagonisti nei prossimi anni: Cina e India. Lo afferma Jane Nakano, senior fellow nel programma di sicurezza energetica e cambiamenti climatici presso il Center for Strategic and International Studies (CSIS). A giudizio dell’esperta, le due grandi potenze asiatiche potrebbero esercitare il predominio nel campo dell’idrogeno pulito sia come fornitori/esportatori che nel ruolo di consumatori.
La Cina in questo momento risulta il più grande produttore di idrogeno al mondo con circa 33 milioni di tonnellate all’anno di materia prima prodotta. Tuttavia per la gran parte si tratta di idrogeno grigio, ovvero derivato da combustibili fossili come il gas naturale. Questo colloca Pechino ancora tra i Paesi inquinanti, tuttavia l’idrogeno mantiene un potenziale importante per affrontare il cambiamento climatico globale. L’energia che deriva dall’utilizzo di idrogeno verde, infatti, non riscalda l’atmosfera in quanto non produce CO2. Anche in questo caso però è necessaria una corretta gestione della risorsa perché si tratta comunque di un gas soggetto a perdite che possono determinare un effetto di riscaldamento, oltre al fatto che si tratta di una energia al momento costosa da produrre. Il Governo della Repubblica popolare cinese, in tal senso, si è dato un obiettivo ben preciso: incrementare notevolmente entro il 2025 l’utilizzo di idrogeno verde. Per quanto riguarda l’India il discorso è simile. Attualmente Nuova Delhi produce quasi interamente idrogeno grigio, ma entro il 2030 ha in programma di fornire circa 5 milioni tonnellate di idrogeno verde all’anno.
Idrogeno verde: attenzione all’Australia
La strada per arrivare all’idrogeno pulito è tuttavia ancora in salita secondo Jane Nakano. In questo momento gli investimenti di mercato ancora latitano e per il suo sviluppo si dovranno attendere ancora alcuni anni. Molti settori si propongono come possibili consumatori della nuova risorsa energetica, in particolare i trasporti e l’acciaio, ma la domanda sarà importante anche in quei rami dove l’elettrificazione e la decarbonizzazione risulteranno essere più complicate come l’industria pesante.
Nonostante l’utilizzo a pieno regime dell’idrogeno verde sia ancora lontano, Nakano precisa che i governi stanno dando vita a molte più iniziative rispetto al passato, con Paesi come Australia, Giappone e Corea del Sud che stanno cercando di attirare l’attenzione sul tema anche di altri Stati asiatici come Indonesia e Malesia ricchi di risorse. In particolare l’Australia potrebbe collocarsi tra i primi tre Paesi esportatori di idrogeno verde al mondo. Già quest’anno il Paese oceanico ha stabilito una collaborazione con il Giappone per lo sviluppo dell’industria australiana nell’export della materia prima.
L’Europa al momento ha una posizione arretrata nella produzione di idrogeno verde, nonostante l’area geografica occupi un ruolo di primaria importanza nel commercio della risorsa energetica idrogeno. Nakano prevede che per una vera e propria transizione verso forme di energia più pulite, il Vecchio Continente avrà bisogno ancora di un po’ di tempo.