Materie prime: la forza del dollaro? Ecco come favorisce discesa prezzi

Materie prime: la forza del dollaro? Ecco come favorisce discesa prezzi

Materie prime: la forza del dollaro? Ecco come favorisce discesa prezzi

Ci è voluto un dollaro USA molto forte per arrestare il rally delle materie prime. Petrolio, metalli e prodotti agricoli hanno invertito la tendenza nel mese di giugno, dopo che la guerra Russia-Ucraina li aveva spinti a livelli record. La ragione è che le materie prime sono espressi in dollari, quindi un aumento del valore del biglietto verde le rende più costose per gli importatori non USA, facendone diminuire la domanda. Se a questo si aggiungono i timori di una recessione in arrivo, si capisce bene come la perdita di appetito per le materie prime sia stata quasi fisiologica. 

Tutto questo ha un’importanza fondamentale nella determinazione dell’inflazione. Quest’ultima ha raggiunto il 9,1% nel mese di giugno negli Stati Uniti e tutti quanti stanno aspettando il picco e la naturale discesa. Il fatto che la corsa delle materie prime abbia preso a rallentare fortemente è un segnale incoraggiante, perché vorrebbe dire che il mese di luglio potrebbe essere quello cruciale. Ma questo sarebbe importante nell’ottica della politica monetaria della Federal Reserve. La Banca Centrale USA infatti continuerà a essere aggressiva alzando i tassi d’interesse e riducendo il bilancio da 9.000 miliardi di dollari ma, se sul fronte dei prezzi arriverà una mano di aiuto, l’istituto monetario potrebbe forzare di meno e soprattutto terminare prima il ciclo delle strette sul costo del denaro.

 

Materie prime: quanto può durare il calo?

Il rapporto tra dollaro USA e materie prime ha varie sfaccettature. È indubbio che il primo pensiero negli Stati Uniti va alle pompe di benzina, un tema molto caro alla Casa Bianca. Con la frenata delle quotazioni del greggio, il prezzo al gallone del carburante è sceso a livelli più sopportabili. Ma la relazione inversa tra prezzi del petrolio e dollaro USA si è riaffermata solo il mese scorso, perché quest’anno le quotazioni dei due assets hanno viaggiato nella stessa direzione. A giugno invece il Brent è sceso del 14% dai top del mese e nello stesso periodo il Dollar Index è salito del 3,8%.

Il superdollaro ha un effetto anche nei produttori delle materie prime non americani e non solo nei consumatori. Ad esempio tali produttori potrebbero essere incentivati a incrementare l’offerta, in quanto il prezzo in dollari che ricevono aumenta i profitti quando avviene la conversione nella valuta locale. Mentre alcuni Paesi hanno dovuto limitare fortemente le importazioni, proprio perché procurarsi dollari per pagare le materie prime comporta una spesa maggiore per l’effetto cambio. 

Unendo i fattori dell’aumento dell’offerta e del calo della domanda, si evince che il biglietto verde stia dando una spinta notevole al calo dei prezzi. Quanto può durare? Il punto è determinare se la moneta americana abbia ancora spazio per correre o meno. È probabile che abbia esaurito la benzina o che questa sia in corso di esaurimento. A quel punto occorrono altri catalizzatori per abbattere l’inflazione dirompente, tenuto conto che sul fronte energetico la situazione è destinata a rimanere critica fino a quando non si risolve il conflitto in Ucraina che sta insanguinando l’Europa.

 

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