Il miliardario egiziano Naguib Sawiris punta ad acquisire una partecipazione nella miniera di Reko Diq del valore di 7 miliardi di dollari. Il grande giacimento di rame e oro che si trova nella regione al confine tra Afghanistan e Iran ha una capacità di estrazione di 200 mila tonnellate di rame e 250 mila once d’oro all’anno. Il progetto è di proprietà di Barrick Gold e dello Stato del Pakistan ma Sawiris vorrebbe ritagliarsi un posto. “Ho un vantaggio rispetto ad altri investitori. Conosco il paese, ho amici qui. Vogliamo stare dalla parte pakistana perché sono qui da 25 anni” ha detto in un’intervista a Islamabad. Sull’entità dell’investimento non ha rilasciato dichiarazioni ma ha riferito di non vedere molte alternative: “Sfortunatamente c’è solo questo grande progetto” ha affermato.
In verità sono diverse le multinazionali minerarie che recentemente hanno dichiarato di voler partecipare a Reko Diq, secondo quanto riportato il mese scorso da Mark Bristow, amministratore delegato di Barrick. Allo stesso tempo, le società statali pakistane di esplorazione energetica hanno parlato del potenziale coinvolgimento di investitori stranieri sovrani. Anche l’Arabia Saudita si è mostrata interessata al progetto.
Tuttavia esistono delle difficoltà oggettive relative alla regione, che includono le procedure burocratiche, l’instabilità valutaria e le restrizioni sui capitali. Per questo motivo molti alla fine hanno desistito o comunque mostrano una certa riluttanza ad avventurarsi in un’area molto difficile. Sawiris invece sembra voler passare sopra a questi problemi: “Se ci sono ostacoli sulla mia strada, li supererò e andrò oltre. Non ho mai permesso a nessuno nella mia vita di trattenermi da ciò che volevo ottenere” ha dichiarato.
Oro: un ritrovato interesse sul mercato
Da quando i militanti di Hamas hanno attaccato Israele il 6 ottobre scorso, gli investitori hanno ripreso a comprare oro. Nell’arco di una settimana il metallo giallo ha fatto un balzo da un minimo di 1.823 dollari l’oncia a un massimo di 1.946 dollari. L’oro è un bene rifugio e attira gli acquisti nel mercato delle materie prime quando vi sono tensioni a livello economico, finanziario e geopolitico. Siamo ancora lontani dai massimi di maggio scorso a 2.085 dollari, ma se la guerra Israele-Hamas subirà un’escalation vi sono probabilità che gli acquisti aumentino nei prossimi mesi con relativo incremento delle quotazioni.
Negli ultimi giorni il rally si è fermato in attesa di vedere quali saranno gli sviluppi futuri del conflitto in Medio Oriente dove la situazione rimane tesa. Le truppe israeliane sono pronte a varcare i confini di Gaza per un attacco via terra mentre i raid aerei non si fermano. Un’invasione mirata a sconfiggere definitivamente Hamas potrebbe però ampliare l’area del conflitto, con il coinvolgimento degli Hezbollah del Libano e soprattutto l’intervento dell’Iran.
L’oro potrebbe trarre forza anche da una Federal Reserve meno aggressiva in tema di tassi d’interesse, considerando che una crisi geopolitica potrebbe riflettersi anche a livello economico. Quando i rendimenti sono alti sul mercato, gli investitori tendono a fuggire dall’oro in quanto il metallo rimane sempre un asset che non paga cedole. Viceversa, quando i rendimenti calano, il metallo prezioso diventa più attraente poiché diminuisce il costo opportunità della sua detenzione. Questa settimana parlerà il governatore della Fed Jerome Powell davanti all’Economic Club di New York e probabilmente si percepirà qualcosa in più sulle intenzioni della Banca centrale americana nei prossimi mesi.