Ce ne eravamo dimenticati e fino a un anno fa pensavamo fosse solo un problema temporaneo. Ne erano convinte anche le Banche centrali. Invece oggi ci ritroviamo a fare i conti con un’inflazione al 9,1% in Europa (dato di agosto), l’8,4% in Italia. E il picco ancora non si è visto. Per le pensioni è un nuovo problema finora trascurato.
La sicurezza delle pensioni messa a rischio dall’inflazione
Perdere il 9% della propria ricchezza in termini di potere di acquisto è tanto, soprattutto per chi fatica ad arrivare a fine mese. Tra i pensionati molti devono fare i conti e tirare la cinghia. Secondo l’Istat, infatti, uno su tre in Italia percepisce un assegno mensile inferiore ai 1.000 euro. Il tema è, ovviamente, al centro della campagna elettorale per le elezioni che si terranno nel fine settimana. Uno dei primi nodi che il nuovo governo dovrà risolvere è proprio quello dell’indicizzazione delle pensioni, prevista ogni anno a gennaio. Secondo la Ragioneria generale dello Stato con l’inflazione sopra l’8% il salasso per le casse pubbliche sarebbe di almeno 25 miliardi di euro. Eppure non si potrà fare a meno di intervenire, per evitare un aumento delle persone che vivono sotto la soglia di povertà. Anche perché l’inflazione colpisce energia, generi alimentari e abitazioni, beni a cui non si può rinunciare.
Il balzo dell’inflazione tra il 2012 e il 2022
Pensioni: i 10 rischi sottovalutati
Il cambiamento dello scenario sui prezzi al consumo costringerà a ripensare il sistema pensionistico e anche chi la pensione se la sta costruendo dovrà tenerne conto. Mario Birindelli, responsabile per l’’Italia di Natixis IM ha commentato la situazione nel corso della presentazione del Global Retirement Index:
“Le sfide che si stanno affrontando ora e che si affronteranno in futuro sono chiare. Ottenere il giusto pensionamento e contribuire a garantire che gli individui possano vivere con dignità dopo gli anni del lavoro è una questione di sostenibilità fondamentale per la società. Dovranno essere prese decisioni difficili quando i politici cercheranno di conciliare i bilanci con gli impegni per le prestazioni pensionistiche. Il successo richiederà uno sforzo concertato da parte non solo dei politici, ma anche dei datori di lavoro, del settore dei servizi finanziari e dei singoli individui. Tutto inizia con la comprensione dei rischi”.
L’inflazione, finora, è stata tra i rischi più trascurati. Secondo lo studio annuale di Natixis IM infatti, la sottostima degli impatti dell’inflazione è uno dei dieci errori di pianificazione più frequenti, seguito da un altro errore simile concernente l’aspettativa di vita. Ecco i dieci errori più frequenti secondo il Global Retirement Index di Natixis:
- sottostimare l’inflazione;
- sottostimare l’aspettativa di vita;
- sovrastimare il rendimento dei propri investimenti;
- essere troppo conservativi negli investimenti;
- avere aspettative di rendimento non realistiche;
- dimenticarsi di calcolare i costi per la salute;
- non avere chiare le fonti di reddito;
- affidarsi troppo al sostegno pubblico;
- sottostimare i costi degli immobili;
- essere troppo aggressivi negli investimenti.
Global Retirement Index, Italia al 31° posto
L’Italia ha confermato la sua posizione nella classifica stilata da Natixis IM nel suo Global Retirement Index sulla sicurezza pensionistica. Tra i sottoindici, il Belpaese figura più in alto per quanto riguarda sistema sanitario e qualità della vita ma soffre sul fronte del sistema finanziario e del benessere complessivo. Il futuro rischia di essere peggiore: infatti, oltre all’inflazione che mette a rischio il tenore di vita dei pensionati, già non eccelso e che potrebbe esserlo ancora meno per i giovani che andranno in pensione tra qualche decennio, c’è da tenere conto della pressione che sul sistema pensionistico ha la demografia. L’aspettativa di vita si allunga quindi bisogna garantirsi più risorse più a lungo; la popolazione invecchia, quindi ci sono meno lavoratori per coprire un maggior numero di pensionati; il debito pubblico e ingente e le pensioni rappresentano una voce rilevante nel bilancio dello Stato.
Per Natixis IM il problema si può risolvere solo con un cambiamento coordinato che coinvolga responsabili politici, datori di lavoro e lavoratori. In particolare, i responsabili politici dovrebbero occuparsi di rendere accessibili o obbligatori, come in Australia e Nuova Zelanda, piano pensionistici a livello aziendale; dovrebbero incentivare lavoratori e datori ad adottarli; dovrebbero fare opera di educazione e consulenza sul tema. I datori di lavoro dovrebbero stimolare la partecipazione dei lavoratori ai piani pensionistici senza attende una attivazione autonoma; dovrebbero proporre incentivi per aumentare il risparmio a fini pensionistici; aiutare i lavoratori a comprenderne l’importanza e il funzionamento; considerare soluzioni finanziarie che aiutino i partecipanti a pianificare il percorso verso una pensione sostenibile. I lavoratori, infine, dovrebbero familiarizzare con gli strumenti messi a disposizione per costruire pilastri pensionistici alternativi e magari attivarne di esterni a quelli pubblici e proposti dall’organizzazione aziendale.