Il Russell 2000, l’indice delle small cap statunitensi, ha beneficiato dell’elezione di Donald Trump. Gli analisti di Vontobel spiegano, nella newsletter settimanale Weekly Note (Clicca QUI per iscriverti), quali politiche promesse dal prossimo presidente USA potrebbero sostenerle.
Wall Street ha accolto con favore la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali dello scorso 6 novembre. S&P 500, Nasdaq 100 e Dow Jones si sono spinti ad aggiornare i massimi storici, confermando il trend ascendente in atto ormai da oltre 12 mesi. Chi ha approfittato del futuro insediamento alla Casa Bianca dell’esponente repubblicano è stato in particolar modo il Russell 2000. L’indice che raccoglie i 2.000 titoli più piccoli dell’indice Russell ha infatti trovato il modo per oltrepassare al rialzo la soglia psicologica dei 2.300 punti che ne ha bloccato le velleità rialziste negli ultimi mesi e che in generale, da febbraio 2021 in poi aveva portato all’esaurimento del trend ascendente degli anni precedenti. Anni in cui alla Casa Bianca vi era proprio Donald Trump.
Andando a osservare il comportamento del Russell 2000 durante il primo mandato di Trump si scopre che anche allora la vittoria alle elezioni dell’esponente repubblicano portò a un rapido apprezzamento di questi titoli e alla rottura di quelli che allora erano i massimi storici. Nel periodo tra il 20 gennaio 2017-20 gennaio 2021, l’indice delle small cap USA guadagnò quasi 60 punti percentuali. A favorire il riposizionamento degli investitori verso questa tipologia di aziende sono le politiche economiche. Oltre alla riduzione della tassazione corporate annunciata in campagna elettorale da Donald Trump, a trainare le quotazioni contribuisce anche il programma di deregolamentazione che il futuro presidente dovrebbe mettere in campo per aiutare le imprese focalizzate sul mercato interno. Un minor appeal delle aziende estere sul mercato americano a causa dei dazi sono un’altra leva favorevole a queste aziende, capaci altresì di trarre giovamento da una politica monetaria della Fed meno stringente sul fronte dei tassi d’interesse.