La Banca Centrale di Russia sorprende tutti e aumenta il costo del denaro oltre le previsioni degli analisti. L’istituto monetario ha alzato dello 0,75% il tasso ufficiale di sconto portandolo al 7,5%, mentre il mercato si aspettava un incremento di 50 basis point. Questo rappresenta il più grande ritocco da luglio, in coda a 6 aumenti consecutivi, ed è arrivato nel momento in cui le previsioni di inflazione sono state riviste al rialzo.
Non solo, Mosca ha anche avvertito che sono possibili ulteriori aggiustamenti nelle prossime riunioni ufficiali. Nella schiera dei Paesi emergenti, la Russia è stata la più aggressiva, alle spalle del Brasile, nella sua politica monetaria per affrontare i rischi inflazionistici. Al contrario della Turchia che, nonostante i prezzi viaggino a una velocità molto sostenuta, persevera nel mantenere un atteggiamento estremamente accomodante.
Inflazione: per la CBR nemico numero uno
L’inflazione quindi fa davvero paura. E per la Russia adesso si pone un grande dilemma perché la crescita sta rallentando anche e soprattutto per via del Covid-19 che sta dilaniando la popolazione. Nel Paese si contano ormai circa 35.000 casi di infezione e 1.000 morti al giorno per il virus. Per questa ragione il Governo ha imposto questa settimana nuove restrizioni, rallentando in tal modo la ripresa economica.
La crescita dei prezzi però viene vista come un problema più urgente. Il tasso di aumento dell’inflazione si trova in prossimità dei massimi degli ultimi 6 anni, alimentato dalla crisi energetica che ha fatto crescere le quotazioni dei combustibili e dalla carenza del raccolto che ha inciso sull’incremento dei prezzi dei beni alimentari.
La governatrice della CBR, Elvira Nabiullina, ha portato le previsioni di inflazione dal 5,7%-6,2% al 7,4%-7,9% per fine anno, con un incremento quindi dell’1,7%. Al riguardo quest’anno i tassi sono stati elevati già di 325 punti base e per il prossimo anno il costo del denaro previsto passerà da 6%-7% a 7,3%-8,3%. A giudizio di Tatiana Orlova di Oxford Economics, il linguaggio della Banca Centrale russa è molto aggressivo, il che potrebbe preannunciare almeno un altro aumento prima della chiusura del 2021.
CBR: le conseguenze dell’aumento dei tassi
Gli effetti della decisione a sorpresa da parte della Banca di Russia si sono visti subito sui mercati valutari e obbligazionari. Il Rublo si è rinforzato salendo immediatamente fino all’1,8% nei confronti del Dollaro USA, con il cambio USD/RUB a 69,815, salvo poi ritracciare a 70,46.
Le aspettative di nuovi rialzi rende la valuta russa la più forte tra le divise dei mercati emergenti, sospinta anche dal rally dei prezzi del gas naturale e del petrolio. Il trend rialzista dura da 5 settimane e trova un’area di supporto a 68,05, sotto la quale vi potranno essere nuove vendite del cross USD/RUB.
Quanto al mercato obbligazionario i rendimenti sono cresciuti dello 0,9% fino al 7,70%, portando a oltre 20 punti base l’aumento in questa settimana, con il conseguente calo del prezzo dei bond quotati sul mercato.