La Sterlina continua a salire nei confronti dell’Euro raggiungendo il livello più alto da febbraio 2020, prima che scoppiasse la pandemia. Allora il cambio EUR/GBP toccò un minimo di 0,828 ma poi salì rapidamente il mese successivo a oltre 0,95. Oggi il cross viaggia intorno a 0,839 dopo un periodo di 6/7 mesi in cui si è mosso lateralmente in un intervallo ristretto di prezzi. La tenuta di 0,83 potrebbe essere un supporto di lungo periodo molto duro da abbattere ma, una volta superato questo ostacolo, si apre una voragine che potrebbe far scivolare il cambio anche fino a 0,75.
Sterlina: ecco perché gli investitori comprano pound e vendono euro
Ciò che dà forza alla valuta britannica riguarda la prospettiva di rialzo dei tassi d’interesse da parte della Bank of England. Gran parte degli analisti si aspetta che l’anno prossimo il costo del denaro venga portato allo 0,75% dallo 0,10% di oggi. Per la verità in molti si attendevano un annuncio in tal senso da parte della Banca Centrale durante l’ultimo meeting ufficiale o quantomeno che quest’ultima fornisse uno spiraglio per un aggiustamento prima delle fine dell’anno.
L’istituto guidato da Andrew Bailey ha però sorpreso il mercato, tenendo i tassi fermi e ribadendo che l’economia britannica si trova in una situazione critica per via della crisi energetica e della pandemia che minacciano la ripresa. Pertanto, una stretta monetaria in questo periodo storico sarebbe di difficile attuazione.
L’inflazione in Gran Bretagna però ha raggiunto un tasso del 4,2% nel mese di ottobre, ovvero più del doppio di quello che è l’obiettivo della Banca Centrale, e questo è un fattore che non può essere trascurato. Martedì 16 novembre Bailey ha dichiarato di fronte alla Commissione della Camera dei Comuni che l’istituto monetario si trova molto a disagio di fronte alla crescita dei prezzi, per lo più determinata dai costi dell’energia elettrica, delle auto di seconda mano e del carburante. Questo basta per maturare l’attesa che la BoE possa essere la prima Banca Centrale ad alzare il costo del denaro dall’inizio della pandemia.
La Banca Centrale Europea invece è intenzionata a procedere con molta più cautela, in quanto le minacce inflazionistiche nel Vecchio Continente sono meno pressanti rispetto alla Gran Bretagna, sebbene il carovita abbia il tasso di crescita più rapido dal 2008.
Christine Lagarde nei giorni scorsi ha fatto presente che è da escludere qualsiasi stretta sui tassi nel 2023 e che anzi la politica monetaria continuerà a essere accomodante anche una volta terminato il piano di acquisti anti-pandemico delle obbligazioni pubbliche e private. Anche il Vicepresidente Luis de Guindos ha cercato di esorcizzare il fenomeno inflazione, indicando nel 2022 l’anno in cui risulterà a tutti evidente come esso abbia avuto natura transitoria. Sull’aumento dei tassi de Guindos ha confermato la linea di Lagarde, dichiarando che il prossimo anno non si vedrà questo scenario o quantomeno risulterà improbabile, “in funzione dell’andamento dell’economia e dell’evoluzione dell’inflazione.”
Questa differenza di posizione delle 2 Banche Centrali ha generato la convinzione negli investitori che la Sterlina si irrobustirà, mentre l’Euro vivrà una fase di decadenza. Almeno fino a tutto l’anno prossimo, quando la situazione dovrebbe riequilibrarsi.