Secondo la stampa UniCredit è in lizza per acquisire Credimi, fintech milanese da tempo alla ricerca di un cavaliere bianco. A contendere la posta al colosso bancario italiano altri due istituti: CF+, la challenger bank nata dall’ex Credito Fondiario e controllata dal fondo Elliott, e Banca Sistema, istituto di credito con sede a Milano specializzato nei servizi bancari ai debitori pubblici e nelle operazioni di vendita al dettaglio di depositi. La mossa di Gae Aulenti rientra negli obiettivi del piano industriale dell’azienda al 2024, dove l’Amministratore Delegato Andrea Orcel ha inserito la creazione di una maxi-piattaforma fintech, affidando la gestione della transizione digitale a Jingle Pang, che ha maturato una grande esperienza nel settore presso l’istituto svizzero UBS.
Si è parlato parecchio nelle scorse settimane della vendita di Credimi, non tanto come una semplice cessione ma come addirittura un salvataggio, visto che la fintech non naviga in acque tranquille. Alcune indiscrezioni di stampa hanno sollevato questioni sulle condizioni di salute dell’azienda a causa di un modello di business che, con il rialzo dei tassi d’interesse, è andato in sofferenza. Non essendo una banca, Credimi non dispone di riserve di liquidità. Di conseguenza, per concedere finanziamenti alle imprese deve ricorrere al debito sul mercato, che è diventato più oneroso. Sembrerebbe che la società non stia più erogando credito alle imprese e quindi i ricavi derivanti dai margini e dalle commissioni che rappresentano la sua fonte di reddito risultano essere fermi. Questo ha acceso un faro da parte della Banca d’Italia, che ha fatto pressioni sulla fintech affinché trovasse un compratore a stretto giro, anche per salvare 75 posti di lavoro.
UniCredit: perché è importante l’acquisizione di Credimi
Ma quale interesse avrebbe UniCredit ad acquisire un istituto come Credimi? Per comprenderlo bisogna vedere cosa fa la fintech e come funziona. Credimi è stata fondata nel 2015 ed è specializzata nei finanziamenti alle piccole e medie imprese, nonché alle micro-imprese. Negli anni è riuscita a effettuare oltre 2 miliardi di euro di prestiti, raccogliendo finanziamenti per 25 milioni di euro attraverso diversi round a cui hanno partecipato grandi investitori come United Ventures, Vertis e Merloni Holding.
I clienti che hanno ricevuto il denaro da Credimi fanno parte di una categoria che ha trovato difficoltà nell’accesso al credito delle grandi banche, in quanto considerata scarsamente redditizia e molto rischiosa. Le fintech come Credimi usano degli algoritmi che selezionano adeguatamente il merito creditizio e rendono profittevoli le operazioni contando su margini interessanti. Questo ha fatto intravedere delle ottime opportunità anche per gruppi bancari più grandi in un settore che finora è stato considerato borderline.
In un ambiente di rialzo dei tassi d’interesse, UniCredit potrebbe sfruttare la tecnologia di Credimi, accelerando la digitalizzazione dei servizi finanziari alle piccole e medie imprese. Il gruppo insomma potrebbe rafforzarsi nel retail banking, rispetto a quanto sta facendo attualmente con la banca online Buddybank.
Un’acquisizione inevitabile?
Al di là delle rilevazioni su esposte sullo stato di salute di Credimi, l’azienda necessita di modificare il suo modello di business. Posto che l’emissione delle note non può essere portata avanti, occorrono nuove fonti di raccolta come i depositi. Questo però implica che la fintech deve ottenere la licenza di operare come banca, il che determina una serie di oneri regolamentari, oltre a importanti iniezioni di capitale.
Alcune voci hanno fatto presagire un aumento di capitale nei mesi scorsi di grande portata, che arriverebbe fino a 100 milioni di euro. I fondi che potrebbero partecipare però sono diventati più prudenti, visto il modificato quadro economico generale. Per questo, alla fine l’acquisizione da parte di un pesce più grosso potrebbe essere la soluzione che porta vantaggi per tutti.