Usa: Ism ai minimi dal 2009, il Dow Jones perde trecento punti

USA: ISM AI MINIMI DAL 2009, IL DOW JONES PERDE 300 PUNTI

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Ritraccia anche il dollaro sul crollo del dato Ism manifatturiero. Trump: il nemico è la Fed

 

Era da giugno 2009 che l’attività manifatturiera degli Stati Uniti non scivolava così in basso. Il dato di settembre dice 47,8, valore che oltre a deludere le aspettative di mercato, a quota 50,1, è anche inferiore al dato di agosto, attestato a 49,1. Come detto, si tratta della più forte contrazione mai registrata nell’ultimo decennio.

Reazione del mercato

Partito con un discreto rialzo a 27.046 punti, +0,46%, il Dow Jones ha registrato un crollo di oltre 300 punti, precipitando a quota 26.743. Più moderate le perdite del S&P500, che ha subito un ribasso attorno ai 30 punti. A invertire la tendenza fortemente rialzista è stato anche il dollaro: in area 1,088 nel cambio con l’euro, poco prima delle 16, orario in cui è stato pubblicato il dato e vicino ai minimi di giornata, ha registrato uno scatto rialzista portando l’indice a 1,0921, massimo intraday.

Trump, nuove accuse a Jay Powell

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è tornato ad attaccare la Fed e il suo governatore Jay Powell, colpevole, secondo il tycoon americano, di aver contribuito al rafforzamento del dollaro, giunto ai massimi da maggio 2017 nel suo indice di riferimento nella seduta di ieri, ben al di sopra della soglia fisiologica a quota 91: “Come avevo previsto, Jay Powell e la Federal Reserve hanno permesso al Dollaro di diventare forte, soprattutto rispetto a tutte (scritto in maiuscolo NdR) le altre valute. Le conseguenze le stanno subendo i nostri produttori (in riferimento ai dati deludenti dell’Ism NdR). Il Fed Rate è troppo alto. Sono i loro peggiori nemici. Patetico!”.

 

Trade War, effetto Cina

In realtà, secondo il report dell’Ism, a incidere sui dati negativi del manifatturiero c’è soprattutto la trade war tra Usa e Cina: “Il commercio globale rimane il problema più significativo, come dimostrato dalla contrazione dei nuovi ordini di esportazione iniziata a luglio 2019. Nel complesso, il sentimento di questo mese rimane cauto riguardo alla crescita a breve termine”, afferma Timothy Fiore, capo dell’Istitute for Supply Management (Ism), Manunfacturing Business Survey Committee. L’indice di produzione è sceso di 2,2 punti rispetto al mese precedente: 47,3, mentre quello dell’occupazione è sceso di 1,1 punti, a 46,3. Il crollo più significativo, di circa tre punti, riguarda però l’indice delle scorte: 46,9, mentre quello delle consegne dei fornitori è sceso di 0,3 punti, unico ancora sopra i 50, a 51,1. In calo a ritmo sostenuto anche i nuovi ordini mentre la deflazione dei prezzi è diminuita”.


Grafico Ism by TradingEconomics

Domanda, consumi e prezzi in contrazione

Prosegue Fiore: “I commenti del panel riflettono una continua diminuzione della fiducia delle imprese. Settembre è stato il secondo mese consecutivo di contrazione a livello di Pmi, e a un ritmo più rapido rispetto ad agosto. La domanda si è contratta, con l’indice dei nuovi ordini in contrazione ai livelli di agosto mentre l’indice degli ordini arretrati si è contratto per il quinto mese consecutivo (e a un ritmo più rapido). Anche gli ordini per l’esportazione continuano a contrarsi fortemente, con un impatto negativo sull’indice dei nuovi ordini. I consumi (misurati dagli indici di produzione e occupazione) si sono contratti a ritmi più rapidi, sempre a causa principalmente della mancanza di domanda, contribuendo con numeri negativi (una riduzione combinata di 3,3 punti percentuali) al calcolo Pmi. Infine, gli input, espressi come consegne di fornitori, inventari e importazioni, sono stati nuovamente inferiori a settembre, a causa del restringimento delle scorte per il quarto mese consecutivo. I prezzi sono diminuiti per il quarto mese consecutivo, ma a un ritmo più lento.

Tre industrie su diciotto in crescita

Delle 18 industrie manifatturiere, tre hanno registrato una crescita a settembre: produzioni varie; prodotti alimentari, bevande e tabacco; prodotti chimici. Le 15 industrie che segnalano una contrazione a settembre – nel seguente ordine – sono: abbigliamento, pelletteria e prodotti alleati; Stampa e attività di supporto correlate; Prodotti in legno; Apparecchiature elettriche, elettrodomestici e componenti; Tessili; Prodotti di carta; Prodotti in metallo fabbricato; Materie plastiche e gomma; Petrolio e carbone; Metalli primari; Attrezzature per il trasporto; Prodotti minerali non metallici; Macchinari; Mobili e prodotti correlati; e prodotti informatici ed elettronici.

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