Cresce invece l’indice dei prezzi al consumo core rate “caro” alla Fed
Ancora buone notizie sul mercato del lavoro per gli Stati Uniti nel giorno in cui l’inflazione registra un rallentamento previsto nel mese di giugno mentre l’indice dei prezzi al consumo depurato delle componenti più volatili (cibo ed energia) evidenzia un incremento mensile. GLi Stati Uniti continuano a essere i protagonisti di questa settimana per quanto riguarda i dati macroeconomici di rilievo, ma anche più a livello globale, con Jerome Powell che, come ieri, ha evidenziato un rallentamento dell’economia americana che potrebbe portare la Fed a un allenamento della politica monetaria il 31 luglio.
RICHIESTE DEL PRIMO SUSSIDIO AI MINIMI DA APRILE
Nella settimana che si è conclusa il 6 luglio, il numero dei lavoratori che hanno fatto richiesta per ricevere il primo sussidio di disoccupazione è sceso sui minimi dagli ultimi tre mesi, sorprendendo anche le attese degli analisti. Sono 209mila le unità calcolate dal Dipartimento del Lavoro, a fronte delle 221mila della settimana precedente: in tutto, 13mila persone in meno. A metà aprile il dato era sceso a 193mila, e corrisponde ai minimi del 1969. Una misura più stabile del dato delle richieste del primo sussidio arriva dalla media delle ultime quattro settimane: -3.250 unità, a 219.250 richiedenti contro i 201.500 raggiunti a metà aprile, pari ai minimi degli ultimi 50 anni. Infine, nella settimana al 29 giugno, le richieste continuative di sussidio sono salite a 1.723.000, con una crescita di 27.000 unità rispetto alla settimana precedente.
FRENA L’INFLAZIONE, SALE IL CORE RATE
In linea con le previsioni degli analisti, l’indice dei prezzi al consumo rallenta nel mese di giugno negli Stati Uniti: +0,1%, stesso dato di maggio, secondo quanto riporta il Bureau of Labour Statistics Usa: si tratta del quinto aumento consecutivo. Il consensus aveva previsto un livello invariato mentre su base annua, la crescita è pari all’1,6%, in linea con le attese, e inferiore rispetto all’1,8% registrato in precedenza e al 2%, valore considerato ottimale dalla Federal Reserve. In controtendenza cresce invece l’inflazione depurata delle componenti più volatili, quali cibo ed energia, il cosiddetto core rate a cui la Fed stessa presta molta attenzione +0,3%, un dato superiore rispetto al +0,2% previsto dagli analisti e del +0,1% del mese precedente. Si tratta del balzo maggiore registrato da gennaio 2018. Anno su anno, l’aumento è del 2,1%, anche in questo caso superiore al 2% del consensus e del mese di maggio.
REAZIONI DEL MERCATO
All’apertura di Wall Street, a seguito della pubblicazione dei dati sull’inflazione, il biglietto verde si mostra in lieve recupero, a 1,1262 con l’Euro. Anche l’indice del Dollaro si è stabilizzato a quota 97. I dati non ridimensionano le probabilità di un taglio di tassi, quantomeno “morbido” (25 punti base). Il numero uno della Federal Reserve Jerome Powell ha ribadito che l’istituto centrale Usa è pronto a intervenire a sostegno dell’espansione dell’economia americana. Gli operatori osserveranno se in una serie di primi interventi in programma già da oggi da parte di membri del Fomc verrà mantenuto tale atteggiamento accomodante.