Gli effetti della Fed restano gli stessi anche per Wall Street. Che parte male: il Dow Jones apre in calo di quasi dieci punti. Scambi subito congelati per 15 minuti
il Dow Jones apre in calo di quasi dieci punti percentuali, l’S&P 500 di oltre il 7%. Così Wall Street è costretta al congelamento degli scambi quasi immediato per un quarto d’ora. Le preoccupazioni per il coronavirus crescono ormai in modo esponenziale anche negli Usa, dopo le previsioni di Goldman Sachs sul Pil americano (-5% nel secondo trimestre), gli stati di New York, New Jersey e Connecticut hanno dato il loro via libera alla chiusura dei ristoranti e agli eventi con più di 50 persone. Negli Stati Uniti i decessi al momento sono 69, 3.700 invece gli infetti. Sui mercati, gli investitori continuano a vendere ogni genere di asset, dall’azionario ai beni rifugio, compreso il bitcoin, ora sceso ulteriormente dopo il -20% del Black Thursday e sotto i 5.000 punti. Pesano sui mercati anche i dati macroeconomici che arrivano dall’indice Empire State, che misura l’andamento dell’attività manifatturiera nello stato di New York: a sorpresa in territorio negativo a marzo: -21,5 punti, ben al di sotto dei 12,9 di febbraio e che delude il 3,5 previsto dal mercato. E’ il peggior dato negli ultimi undici anni. Intanto, il Fondo Monetario Internazionale ha fatto sapere di essere pronto a mettere sul piatto 1.000 miliardi attraverso le proprie linee di credito. Mercato valutario infine molto volatile, con il Dollaro in altalena tra i 97,5 e i 98,5 sul proprio Dollar Index ma che perde quasi il 2% contro lo Yen giapponese. Tiene l’Euro, ancora molto debole la Sterlina, ai minimi degli ultimi cinque mesi con la valuta Usa.
Grafico Indice Manifatturiero Ny Empire State marzo by TradingEconomics.com
EQUITY
Le perdite della seduta odierna sono sulla buona strada per portare Wall Street ad aggiornare il secondo peggior tonfo del mercato dal Black Monday del 1987, già “siglato” sette giorni fa, con l’S & P 500 e il Nasdaq di oltre il 27% al di sotto dei massimi record raggiunti a fine febbraio facendo entrare i listini nel mercato orso. Seduta, quella odierna, in grado di eclissare il forte declino registrato giovedì scorso. Molti investitori sostengono di voler aspettare che i casi di coronavirus raggiungano il picco e poi la caduta, prima di ricominciare ad acquistare di nuovo azioni. In sostanza, il QE della Fed e il taglio dei tassi di interesse praticamente a zero, al loro livello più basso dal 2015 è senz’altro un intervento positivo, ma l’unica arma in questo momento efficace contro il contagio, in attesa delle politiche di contenimento dei singoli paesi, è la medicina e la ricerca. Il tutto, nella seduta successiva a quella di venerdì 13 marzo, che corrisponde a quella in cui si è registrato il più grande guadagno in un solo giorno di mercato dal 2008. Alta volatilità segnalata anche dall’indice Vix, che rimane in area 75, vicino ai massimi dal 2008. Nell’azionariato, Apple precipita di oltre il 9% a causa della multa inflitta dall’Antitrust. Anche le azioni delle compagnie aeree sono in forte arretramento: Delta e United scambiano attorno al -17%. Duro colpo anche per i titoli bancari, con Bank of America e JPMorgan Chase -14%. Morgan Stanley -12,6% Citigroup -15,2%.
Dow Jones 20.935,16 (-9,71%). S&P 5002.490,47 (-8,14%). Nasdaq 7.286 (-7,47%) .

Grafico Dow Jones by TradingView
VALUTE
La direzione a Wall Street rimane la stessa segnalata nel giro di boa delle borse europee. Dollaro appena sopra i 98 punti ma in perdita nei confronti dello Yen giapponese, tra i pochi beni rifugio acquistati in questo momento. Molto venduta è la Sterlina, a fronte di una politica di emergenza, da parte della Gran Bretagna, che sta generando diverse perplessità a livello internazionale. L’Euro, costante sia ai minimi storici dal 2015 nel cambio con il Franco Svizzero a 1,0545, resiste sia nei confronti della valuta Usa, sia del pound britannico.
Euro Dollaro 1,11 (+0,06%) Sterlina Dollaro 1,2278 (-0,01%). Dollaro Yen 106,3 (-1,5%)

Grafico Dollaro Yen by TradingView
MATERIE PRIME
Ha toccato il fondo a 1.451 dollari l’oncia l’oro, in cinque sedute ha perso quasi il 19% dai massimi a 1.703 raggiunti il 9 marzo scorso. Poi la ripresa, che ha riportato il metallo prezioso sopra i supporti di 1.480 dollari. Precipita anche il petrolio, di nuovo pericolosamente sotto i 30 dollari al barile, prezzo insostenibile per molte aziende americane e per diversi paesi esportatori che basano la propria economia sul greggio, nel giorno in cui il direttore finanziario della British Petroleum, Brian Gilvary, ha dichiarato che la domanda di petrolio nel 2020 sarà con ogni probabilità negativa, in una congiuntura che al momento appare letale tra la guerra dei prezzi Russia-Arabia Saudita e l’emergenza coronavirus.

Grafico Petrolio Wti by TradingView
TASSI D’INTERESSE
Resistono i Treasury Usa, gli obiettivi del bazooka promesso da Jay Powell per un valore totale di 500 miliardi di dollari. Nel corso delle contrattazioni delle borse europee, i titoli di stato a 10 anni crescono leggermente rispetto a stamattina, +0,84%. In lieve aumento anche quelli a 2 anni: +0,38%, e i trentennali: +1,42%.