Gli investitori aspettavano che Wall Street desse una conferma del mini rally delle ultime sedute, ma la giornata di ieri ha riportato i principali indici della Borsa americana in rosso, seppur di poco. Trevor Greetham, responsabile gestionale di Royal London Asset Management, ritiene che la brillante chiusura della scorsa settimana faccia parte in realtà di un rally di sollievo, inserito però in un movimento ribassista.
Questo significa che la tendenza short non è terminata. L’esperto è convinto che quanto visto finora in termini di vendite comprenda solo la parte guidata dai tassi d’interesse. Inoltre, sottolinea che probabilmente un temporaneo calo dei prezzi delle materie prime abbia allentato le aspettative di rialzo aggressivo dei tassi da parte della Federal Reserve.
La Banca Centrale americana infatti ha lasciato intendere che per combattere l’inflazione più alta da 40 anni sia necessario intervenire sui tassi senza indugi. Questo è stato tradotto fino a poco tempo fa dal mercato come una serie di strette sul costo del denaro in arrivo di 0,75 punti percentuali, esattamente come è stato fatto nell’ultimo incontro ufficiale. L’allentamento del rally delle materie prime, soprattutto sul fronte energetico, ha fatto pensare che forse l’inflazione potrebbe diminuire la sua corsa e con questo indurre la Fed ad adottare rialzi sui tassi più leggeri.
Wall Street: ecco quando le azioni riprenderanno a salire
Il fatto che Greetham consideri non terminata la tendenza ribassista di Wall Street, pone interrogativi su quanto effettivamente questa possa durare. Il manager suggerisce di dare uno sguardo a quello che è successo in passato, allorché i ribassi sono stati guidati dalle politiche monetarie delle Banche Centrali, ad esempio come nella crisi finanziaria 2008, nello scoppio della bolla dot-com di inizio millennio e, andando ancora più indietro nel tempo, nei primi anni ’90.
Greetham ricorda che in quelle fasi ci sono stati mercati ribassisti per due o tre anni, mentre adesso si è ancora fermi a sei mesi di cali. “Ora le Banche centrali hanno bisogno di ridurre l’inflazione e questo significa creare capacità inutilizzata”, afferma. Tutto ciò preannuncia quindi un periodo difficile, con “gli utili che saranno il prossimo problema da affrontare”. In effetti finora le previsioni degli analisti sui guadagni delle aziende a Wall Street sembrano essere troppo generose, perché basate sui profitti degli scorsi trimestri. Adesso però la situazione è cambiata e potranno esserci delle sorprese non proprio gradite agli investitori.
Greetham inoltre avverte che i più grandi rialzi si hanno nei giorni dei mercati ribassisti, ma questo non deve illudere altrimenti si corre il rischio di “essere risucchiati dai mercati stessi”. Per questa ragione, è bene essere “tattici e diversificati”. Quindi, quando il mercato inizierà una svolta rialzista? Per l’economista bisogna attendere che l’inflazione raggiunga il picco e le Banca Centrale USA termini il ciclo di rialzo dei tassi.
A suo avviso, la Fed spingerà fino a quando il costo della vita non si abbasserà fino ai paraggi del target fissato dall’istituto monetario. Di conseguenza bisogna attendersi per un po’ di tempo molta aggressività anche con un’inflazione in calo. “Questo è un problema per le azioni, perché se si guarda alle recessioni precedenti, i mercati azionari si solito non hanno toccato correttamente il minimo fino a quando il tasso di disoccupazione non ha raggiunto il picco”, ha aggiunto Greetham. A tale proposito, l’esperto ha rimarcato il fatto che il mercato del lavoro USA rimane forte, suggerendo che una ripresa sostenuta potrebbe realizzarsi tra un anno o due.