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Borse: ecco cosa non torna nel rally azionario

La sala delle grida di una Borsa valori

C’è qualcosa che non torna nel rally che le Borse hanno messo a segno da inizio anno. Nemmeno il volo alto dei falchi di Federal Reserve e Banca Centrale Europea finora è riuscito ad arrestarlo. Gli investitori non hanno dato ascolto agli avvertimenti di Jerome Powell, Christine Lagarde e degli altri banchieri centrali sulla necessità di mantenere alta la guardia e restrittiva la politica monetaria fino a quando i prezzi al consumo saranno definitivamente indirizzati verso l’obiettivo del 2%. Johan Swahn, gestore del fondo Nordea 1 Global Stars Equity, intervistato da Borsa e Finanza, riassume in poche parole tutti i suoi dubbi sul sorprendente andamento delle Borse: “C’è una restrizione monetaria in corso, il che significa che il costo del capitale sta salendo e l’economia sta rallentando. Questo di solito non è il momento migliore per le azioni”.

 

Outlook cauto sulle Borse

Meglio essere cauti. La recessione, che avrebbe dovuto fare capolino nel primo semestre dell’anno in corso, potrebbe solo essere in ritardo. Anche se è difficile predirne a priori l’intensità, il gestore di Nordea osserva che il periodo di crescita economica che ha caratterizzato il 2020-2021 è stato molto forte e ha generato, coadiuvato da fattori come le tensioni energetiche scaturite dalla guerra tra Russia e Ucraina, l’inflazione elevata che le Banche centrali stanno combattendo. Swahn prende ad esempio la Fed: “Ciò che la Banca centrale americana vuole ottenere è una restrizione finanziaria ma la salita del mercato azionario rende il compito più difficile. La crescita del valore delle azioni è una condizione espansiva per l’economia statunitense e renderà il posizionamento della Fed ancora più restrittivo”.

Alla fine, come storicamente accade in ogni ciclo economico, le Banche centrali rialzeranno i tassi di interesse oltre il necessario, almeno fino a quando l’incertezza sulla crescita economica sarà talmente elevata da far reagire negativamente le Borse. “Solo allora i tassi di interesse verranno tagliati – afferma Swahn – fino a quanto sarà necessario a far ripartire l’economia. È accaduto così nel 2002, nel 2008 e in altre occasioni ancora”. È il nomale ciclo economico e finanziario che i lunghi anni dei tassi di interesse a zero avevano chiuso temporaneamente in un cassetto.
I campanelli di allarme stanno già suonando, anche se le Borse li hanno finora ignorati: “I leading indicator stanno puntando verso il basso – riprende il gestore di Nordea -. Anche le previsioni sugli utili aziendali si stanno riducendo e così i margini delle imprese. L’economia regge perché alcune sue parti stanno ancora beneficiando degli effetti del ciclo economico precedente. Prendiamo ad esempio il settore immobiliare. Alle condizioni attuali, con i mutui che costano di più, nessuno vuole costruire nuove case. Ma il motore continua a girare perché ci sono ancora in corso progetti iniziati che devono essere portati a termine”. In altre parole la festa è finita ma non ce ne siamo ancora accorti. Un altro esempio citato da Swahn è il settore auto. Tesla ha ridotto i prezzi di listino del 20% per sostenere le vendite. Altri la seguiranno. La decisione impatterà sui margini e sugli utili. In generale, quando gli utili aziendali scendono, l’S&P500 prende la stessa strada.

 

Le scelte di investimento del fondo Nordea 1 Global Stars Equity

Il fondo guidato da Johan Swahn è un azionario che si pone come obiettivo in rendimento annualizzato superiore al 3% sull’arco di un ciclo economico. Negli ultimi cinque anni la performance è stata del 3,06% (al gennaio 2023 e al lordo delle commissioni di gestione). Il fondo rientra nell’articolo 8 della Sustainable Financial Disclosure Regulation (SFDR). Al 31 gennaio 2023 solo due azioni raggiungevano un peso del 3% all’interno del portafoglio: Microsoft e Alphabet. Nel complesso il peso del settore IT, uno dei più penalizzati in Borsa lo scorso anno, raggiunge il 21%, sostanzialmente in linea con il benchmark Msci World. “Non siamo ancora sottopesati ma abbiamo ridotto le posizioni nelle Big tech statunitensi – ha spiegato a Borsa e Finanza Swahn -. Penso che i modelli di business di queste società rimangano molto forti. Nei settori dove operano il leader si prende tutto. Google, per esempio, ha ricavi per oltre 190 miliardi di dollari sui quali realizza un margine del 60%”.

Le azioni come Alphabet, la casa madre di Google, entrano a far parte della parte di portafoglio Moat & Tailwinds, che rappresenta circa i due terzi del totale delle partecipazioni del Nordea 1 Global Stars Equity. “Sono azioni – riprende Swahn – che pensiamo abbiano un vantaggio competitivo sostenibile”. Il resto del portafoglio è dedicato alle azioni Expectation Gap, posizioni con un orizzonte di investimento medio da uno a tre anni, su titoli che presentano dei gap di valutazione. Tra queste le imprese che hanno sofferto il rialzo dei prezzi delle materie prime lo scorso anno ma che quest’anno potrebbero beneficiare del rientro su livelli più bassi. Per Swahn “queste imprese avranno un doppio beneficio in quanto, oltre a registrare una riduzione dei costi, vedranno i margini espandersi dopo aver trasferito sui clienti parte dei rialzi dell’anno passato. Per noi è un’opportunità in quanto le quotazioni di Borsa sono ancora convenienti dopo la penalizzazione subita nel 2022”.

AUTORE

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Alessandro Piu

Giornalista, scrive di economia, finanza e risparmio dal 2004. Laureato in economia, ha lavorato dapprima per il sito Spystocks.com, poi per i portali del gruppo Brown Editore (finanza.com; finanzaonline.com; borse.it e wallstreetitalia.com). È stato caporedattore del mensile Wall Street Italia. Da giugno 2022 è entrato a far parte della redazione di Borsa&Finanza.

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