Il settore immobiliare in Cina si sta riprendendo dopo un periodo terrificante. Nelle ultime settimane infatti il volume delle negoziazioni immobiliari è cresciuto considerevolmente, accompagnato da un aumento dei prezzi. Il mercato dei bond high yield in Asia, per gran parte appannaggio degli sviluppatori immobiliari cinesi, è crollato sotto il profilo delle emissioni nel primo trimestre 2022, con l’area che ha emesso appena 4,4 miliardi di dollari di debito, ovvero l’85% in meno in confronto allo scorso anno. La ragione è derivata dal fatto che le aziende cinesi sono state tagliate fuori a causa di stress e difficoltà settoriali.
Da metà marzo però le cose hanno cominciato a viaggiare diversamente, dopo che le Autorità di Pechino hanno annunciato che avrebbero sostenuto le società e operato affinché si raggiungesse una certa stabilità nel settore. Questo ha significato un salto di quasi 700 milioni di dollari di scambi, ossia il 20% in più rispetto ai 583 milioni di inizio mese. Conseguentemente sono cresciuti i prezzi.
Quello che è successo in questo ultimo anno e mezzo in Cina è stato tramortente per il settore immobiliare. Il Governo dall’agosto 2020 ha perseguito la politica delle 3 linee rosse, ovvero di porre un limite al debito in relazione ai flussi di cassa, alle attività e ai livelli di capitale di un’azienda. Le banche nel frattempo sono diventate meno propense a concedere finanziamenti alle imprese di costruzione.
A farne principalmente le spese è stato Evergrande, il più grande sviluppatore del mondo, disfatto sotto una montagna di 300 miliardi di debiti. A ruota hanno seguito altri sviluppatori più o meno importanti, alimentando una tensione arrivata alle stelle e che ha fatto temere per una catastrofe collettiva che non riguarda solo il settore immobiliare, ma che coinvolge anche e soprattutto il sistema finanziario interno e internazionale.
Cina: per analisti mercato immobiliare potrebbe cambiare per sempre
Il vento oggi potrebbe cambiare, quindi, in base ai segnali del mese scorso, ma per gli analisti lo sfavillante mercato immobiliare che si è visto in Cina negli anni scorsi non tornerà presto, almeno per gran parte degli operatori del settore. In un rapporto all’inizio di questo mese, S&P Global Ratings ha affermato che la politica repressiva delle Autorità cinesi è arrivata a un livello minimo nel settore, ma ci vorranno diversi trimestri prima che tutto il comparto materializzi i benefici dell’allentamento.
S&P sottolinea che il mercato residenziale cinese potrebbe cambiare per sempre da quanto emergerà da questa situazione, però solo un numero esiguo di sviluppatori rivedrà i fasti del passato. L’agenzia di rating ha anche precisato che finora l’allentamento si è avuto essenzialmente sotto il profilo della domanda e non dell’offerta, la quale potrebbe restare limitata nonostante il sentiment dell’acquirente sia migliorato. La ragione è che le imprese ora hanno la priorità per completare le case prevendute e rimborsare il debito esistente.
S&P ritiene che 20 sviluppatori stiano attraversando una crisi di liquidità e un 4% sarebbe a rischio. L’agenzia chiude affermando che nel lungo termine il principio della politica governativa sarà quello che l’alloggio è per vivere e non per pura speculazione, di conseguenza i nuovi modelli di business dovranno allinearsi a questo obiettivo.
Moody’s ha riferito che qualsiasi cambiamento avviene nel settore immobiliare ci saranno delle implicazioni significative per l’economia. Questo perché tutto il comparto rappresenta il 25% del PIL del Paese, che in questo momento è messo particolarmente sotto pressione riguardo l’aspetto della crescita dall’ultima ondata di Covid-19, che ha indotto il Governo ad attuare ulteriori restrizioni.