Crolla il settore manifatturiero in Germania e nell'Eurozona

CROLLA IL SETTORE MANIFATTURIERO IN GERMANIA ED EUROZONA

manifatturiero

Record negativo negli ultimi 5 anni nella zona Euro. Il dato tedesco ai minimi dal 2012

Potrebbe essere il campanello d’allarme definitivo. Quello in grado di convincere definitivamente Mario Draghi ad annunciare domani, dopo il Consiglio direttivo, il taglio dei tassi da parte del Consiglio della Bce che il mercato attende. Le rilevazioni degli indici Pmi, che anticipano l’andamento del settore manifatturiero, sono tutte estremamente negative, in particolare quelle che riguardano Eurozona e Germania. Quello del vecchio continente è il più basso degli ultimi 5 anni. Ancora peggio fa il dato tedesco, ai minimi dal 2012.

EUROZONA: PIOGGIA DI RECORD NEGATIVI
Il dato di luglio è sceso a 46,4, inferiore alle aspettative del mercato, pari a 47,6, e a quello di giugno a 47,6. Come accennato, si tratta della contrazione più accentuata del settore da dicembre 2012. Record negativo anche per i produttori, che hanno registrato il secondo calo più significativo dei nuovi ordini dal 2012, con tanto di crollo anche per le esportazioni, ai minimi da novembre 2011. Inoltre, l‘occupazione è diminuita per il terzo mese consecutivo e al tasso più veloce da giugno 2013. Non fanno eccezione i prezzi di vendita in fabbrica, che hanno registrato il calo maggiore da aprile 2016. In prospettiva, l’ottimismo per gli affari è il più debole da dicembre 2012.

GERMANIA, SI SALVA IL SETTORE TERZIARIO
Si conferma solido il settore dei servizi in Germania, così come nell’Eurozona. Dati però non sufficienti come stimolo per una crescita globale, ed ecco perché la Bce potrebbe annunciare un nuovo taglio dei tassi con conseguente revisione anche del target sull’inflazione, leggermente al di sotto del 2%. Il dato preliminare tedesco è 55,4, lievemente superiore al 55,3 atteso dagli analisti ma inferiore al 55,8 del mese precedente. Un dato che conferma il calo degli ordini delle esportazioni -per l’undicesimo mese consecutivo- e che la crescita dell’attività commerciale è dovuta principalmente grazie alla domanda interna. Molto male il dato del Pmi manifatturiero. Sette anni fa l’ultima volta in cui l’indice scese sotto quota 44: era luglio 2012. Oggi il dato è 43,1, a causa della fiducia sempre più bassa dovuta alla crisi del settore automobilistico, tornato indietro ai valori di dieci anni fa e dove la concorrenza, specie quella asiatica, è sempre più forte. Gli operatori esaminano con attenzione queste indagini: i responsabili degli acquisti di solito hanno un accesso precoce ai dati relativi alle prestazioni dell’azienda, che possono diventare un indicatore chiave della prestazione economica nel suo insieme.

IL PMI MANIFATTURIERO FRANCESE SCENDE A 50
Scende a 101 il sentiment industriale francese nel mese di luglio. Un punto in  meno rispetto a giugno e al di sotto delle aspettative di mercato, a quota 102. C’è meno ottimismo sulle prospettive di produzione complessive per l’intero settore: si tratta del dato più basso da maggio 2015. In linea con Germania ed Eurozona, giù anche il Pmi manifatturiero: a luglio la flessione è pari a 50, al di sotto del quale l’economia in questione è da considerarsi in “contrazione”. ll consensus si era attestato a 51,6, il dato precedente a 51,9. Diminuiti in questo senso produzione, nuovi ordini e occupazione. L’indice composito cresce, ma a un ritmo più debole: il punteggio di 51,7 delude le aspettative degli analisti a 52,5 ed è inferiore al dato precedente di 52,7. In aumento ordini, esportazioni, occupazione e ottimismo aziendale, mentre i prezzi alla produzione, sempre a luglio, sono aumentati a un ritmo più debole, come l’indice dei responsabili degli acquisti del settore terziario, sopra il livello fisiologico dei 50 punti ma al di sotto delle attese e ai minimi negli ultimi tre mesi: a luglio 52,2, il dato è preliminare, rispetto al 52,7 previsto e al 52,9 di giugno.

REAZIONE DEL MERCATO
Il dato del Pmi manifatturiero tedesco fa toccare i minimi dell’Euro nei confronti del Dollaro dal 31 maggio scorso: 1,1126. Nessuna reazione particolare alla pubblicazione dei dati macroeconomici dell’Eurozona: il rapporto tra moneta unica e biglietto verde si mantiene stabile tra l’1,1135 e l’1,1143. Va ricordato che l’annuncio del taglio dei tassi da parte della Fed a fine mese dovrebbe ristabilire l’equilibrio, deprezzando notevolmente il dollaro.

 

 

 

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