Negli ultimi giorni sui mercati finanziari internazionali aleggia lo spettro Evergrande. Il timore degli investitori è che il dissesto della società possa portare significative ripercussioni sulle Borse, sia quella cinese che quelle di tutto il mondo. Alcuni hanno chiaramente fatto un parallelismo con Lehman Brothers, la banca USA fallita il 15 settembre 2008 a seguito dello scoppio della crisi dei mutui sub-prime. La questione Evergrande potrebbe inoltre impattare sulle decisioni di politica monetaria, con la Fed che quest’oggi potrebbe comprare tempo nell’avviare il tapering.
Ma quanto è concreta la possibilità che il default di Evergrande possa tramutarsi in un cigno nero per i mercati finanziari internazionali? Sentiamo cosa ne pensano a riguardo Pierre-Henri Cloarec, Portfolio Manager of Nordea 1 – Emerging STARS Equity Fund, e Jakob Zierau, Portfolio Manager of Nordea 1 – Asian STARS Equity Fund
“Il mercato ha già prezzato lo scenario negativo con il crollo del titolo Evergrande di oltre l’80% da inizio anno”, analizzano gli esperti, secondo cui tuttavia “sembra esserci accordo sul fatto che la vicenda rappresenti un evento idiosincratico con un rischio limitato di ricaduta: il governo cinese ha numerosi strumenti a disposizione per evitare il rischio di contagio, che potrebbe avere un impatto sia sulla crescita che sul sentiment dei consumatori”. Partendo dal presupposto che le autorità cinesi possono essere in grado di avviare una ristrutturazione del debito per limitare l’impatto negativo sul mercato immobiliare onshore, “noi riteniamo che il rischio di effetti negativi sugli EM sarà limitato”.
Nella remota ipotesi di un rallentamento dell’economia cinese prolungato nel tempo, potrebbero esserci conseguenze negli scambi commerciali di materie prime con altri paesi emergenti, rischio per ora limitato per i due esperti. “La nostra esposizione verso i titoli del settore immobiliare resta sottopesata, sia nell’ESEF che nell’ASEF, senza esposizione diretta in Evergrande e verso il settore del Real Estate in Cina”, fanno comunque sapere gli esponenti di Nordea.