L’ultimo appuntamento dell’anno della Fed si avvicina. Stasera la Banca Centrale americana comunicherà la decisione sui tassi d’interesse e traccerà le linee di politica monetaria per i prossimi mesi. Ormai vi sono pochi dubbi sulla riduzione della stretta sul costo del denaro allo 0,50%, dopo una serie di quattro rialzi consecutivi di 75 punti base.
I dati sull’inflazione rilasciati ieri dal Bureau of Labour Statistics che hanno certificato il raffreddamento dell’inflazione oltre le previsioni dovrebbero spingere la Federal Reserve a essere più accomodante. In particolare, alla luce del fatto che l’indicatore maggiormente tenuto in considerazione dal Governatore Jerome Powell è decisamente diminuito. Si tratta dei prezzi dei servizi, esclusi i servizi energetici e gli affitti, che sono aumentati solo dello 0,1% il mese scorso, dopo aver registrato incrementi dello 0,4% in ottobre e dello 0,8% a settembre. Il carovita quindi ha preso la strada per la discesa verso gli obiettivi della Fed del 2%, sebbene il percorso sia ancora lungo e accidentato.
Fed: Powell misurerà le parole questa sera?
Il compito di Powell questa sera però non sarà molto facile. La reazione immediata degli investitori dopo i dati di ieri è stata euforica, con rialzi poderosi dell’indice S&P 500 e del NASDAQ. Il prosieguo della seduta di Wall Street però è stato caratterizzato da una certa ritirata, con gli indici che hanno chiuso con un attivo più contenuto, rispettivamente dello 0,73% e dell’1,01%. Il mercato, infatti, si è ricordato della riunione della Fed e ha preferito rimane cauto, laddove in altre circostanze si sarebbe fatto prendere la mano.
Tuttavia, in questo momento gli investitori sono restii ad accettare delusioni. Pertanto, non sarà una passeggiata per Powell convincere il mercato che l’assalto all’inflazione non è terminato e che il taglio più contenuto dei tassi non rappresenta una svolta accomodante. Quindi, in conferenza stampa probabilmente misurerà le parole per evitare di inasprire il sentiment degli operatori, che in questo momento sconta il timore che possa prefigurarsi una recessione nel 2023. “Tutti gli occhi saranno puntati sul dot plot, sulla conferenza e su ciò che il Presidente della Fed Powell ci dirà in termini di percorso dei tassi di interesse in futuro”, ha affermato Lydia Boussour, economista senior di EY Parthenon.
Le aspettative degli analisti
Il percorso dei tassi nel prossimo anno sarà sicuramente oggetto di massima attenzione nel discorso di questa sera del 69enne di Washington. Le attese sono che nel 2023 la Fed attui una stretta di 25 punti base a febbraio e poi a marzo, portando il tasso terminale al 5%. A settembre i funzionari dell’istituto monetario avevano stimato un livello del 4,6% entro la fine dell’anno venturo, ma tali proiezioni non sono più attuabili dal momento che l’inflazione, per quanto allentata, rimane ostinatamente elevata. Le nuove proiezioni daranno un’indicazione riguardo a quando la Fed smetterà di alzare i tassi.
Secondo Tim Duy, capo economista statunitense per SGH Macro Advisors, un aumento più modesto del tasso terminale potrebbe suggerire che i funzionari interromperebbero le strette già a marzo, mentre un picco più alto potrebbe determinare che gli aumenti dei tassi continuerebbero ulteriormente nel prossimo anno. A giudizio di Michael Pugliese, economista di Wells Fargo, sarà improbabile che Powell si impegnerà in un discorso specifico su dove andranno i tassi il prossimo anno, ma preferirà mantenere aperte varie opzioni.
Molto importanti saranno anche le proiezioni sulla crescita economica e sull’occupazione, come variabili della regolazione della politica monetaria. “Anche se i funzionari presentano un caso di base che evita una recessione, la direzione di dove sono diretti questi indicatori può offrire informazioni su come i funzionari vedono i rischi di recessione”, ha detto Pugliese. Secondo Lydia Boussour, economista senior di EY Parthenon, per il prossimo anno i responsabili politici della Banca Centrale potrebbero rivedere le loro prospettive al ribasso, con una crescita economica più in prossimità dello zero e un tasso di disoccupazione che si avvicina al 5%.