Sarà l’aria del Natale che si avvicina con il suo tradizionale rally di Borsa, saranno le strette di mano tra il presidente Usa Joe Biden e quello cinese Xi Jinping a Bali, sarà perché il prezzo del gas si è allontanato dai picchi grazie a una stagione fredda ritardata in Europa, oppure sarà perché l’inflazione Usa sembra aver superato il picco (quella Usa!). I motivi per cui i mercati azionari hanno messo a segno un recupero consistente tra la metà di ottobre e la metà di novembre non mancano. Ma sono ragioni consistenti davvero? A Piazza Affari il FTSE Mib è passato dall’area dei 20.000 punti a quella dei 24.500 punti in quattro settimane, recuperando 21 punti percentuali e dimezzando all’11% il ribasso da inizio anno. A questi ritmi avremo un indice positivo entro fine anno. È realistico pensarlo?
I motivi del rialzo delle Borse
Tra tutte le ragioni elencate all’inizio di questo articolo la più concreta appare quella del rally di Natale. Il 2022 è stato un annus horribilis per tutte le principali asset class. Le vendite hanno colpito indiscriminatamente e nella discesa sono state trascinate anche azioni che non si meriterebbero di stare dove stanno. Anche volendo considerare in generale le valutazioni del mercato, fino a un mese fa non si può dire che non fossero convenienti. Il rapporto p/e dell’indice Ftse All Share era a 27,3 a gennaio, è sceso a 15,6 in febbraio, a 12,5 in marzo, a 11,8 in maggio. Una compressione impressionante e un’occasione troppo ghiotta per gli asset manager per evitare di presentarsi dai clienti, a fine anno, con portafogli deprimenti e raccogliere i copiosi dividendi distribuiti dalle società italiane.
Davanti a questa tradizionale motivazione la stretta di mano tra Xi Jinping e Biden non ha molto valore (così come quella tra Xi Jinping e Vladimir Putin in occasione dei giochi olimpici invernali di gennaio scorso). Così come perde consistenza il fatto che il gas si sia sgonfiato. È bastato il primo vento freddo che è riuscito a scavalcare le Alpi a far sobbalzare le quotazioni al Ttf di Amsterdam.
E la svolta dell’inflazione? Quella c’è, ma è negli Stati Uniti. In Eurozona i dati Eurostat appena comunicati ieri hanno segnato +10,6% in ottobre rispetto al +9,9% di settembre e l’inflazione core è al 5%, ossia due volte e mezzo il target desiderato dalla Bce. Perché mai Christine Lagarde, partita in ritardo nella rincorsa dell’inflazione più delle altre banche centrali dovrebbe prendersi una pausa dal rialzo dei tassi di interesse? Per quale motivo visto che in Eurozona i tassi sono al 2% contro il 3,75-4% negli Stati Uniti e il 3% nel Regno Unito, destinati rispettivamente ad arrivare al 5% o sopra secondo le ultime stime degli analisti?
Sembra che gli investitori per il momento abbiano scelto di non porsi queste domande e di ignorare gli avvertimenti dei banchieri centrali. L’ultimo, in ordine di tempo, quella della presidente Bce allo European Banking Congress:
“Abbiamo agito con decisione alzando i tassi di 200 punti base e prevediamo di alzare ulteriormente i tassi fino ai livelli necessari per garantire che l’inflazione ritorni tempestivamente al nostro obiettivo di medio termine del 2%”.
L’analisi tecnica e le strategie operative sul FTSE Mib
Dai minimi di quota 20.191 punti del 13 ottobre scorso, il FTSE Mib è salito di oltre il 21%, dimezzando il passivo da inizio anno all’11%. Il movimento dell’ultimo mese è stato violento, anche se non ha eguagliato in rapidità la discesa dei mesi di febbraio e marzo, e ha portato al recupero delle medie mobili a 55 e 200 giorni. Tuttavia, la settimana che si conclude oggi ha generato le prime crepe nel forte rialzo. L’indice guida di Piazza Affari sembra aver deciso di prendersi una pausa nelle vicinanze di area 24.800 punti, mancante dal 30 maggio scorso. L’andamento laterale che ha caratterizzato l’ottava in conclusione potrebbe precedere un ritracciamento che, su violazione al ribasso di 24.180 punti, riporterebbe le lancette indietro verso quota 23.650. La corsa riprenderebbe, invece, con un superamento sostenuto da volumi e chiusura di seduta sopra i 24.800 punti.

FTSE Mib: le strategie operative con i Certificati Turbo24 di IG
Per quanto riguarda l’operatività, si potrebbero valutare strategie short su eventuali correzioni dell’indice FTSE Mib, alla violazione al ribasso di 24.180 punti con target a 23.690. Lo stop loss potrebbe essere posizionato a 24.500. Per questo tipo di operatività può essere utilizzato un Certificato Turbo24 di IG con facoltà short sull’indice FTSE Mib che abbia il livello di Knock-Out (KO) superiore alla zona scelta per lo stop loss indicato.
Nel dettaglio, il Certificato Turbo24 Long con ISIN DE000A22XRB3 propone un livello di KO a 30.605,92 punti e leva 4. Per trovare la corretta size di ingresso a mercato, ricordiamo di controllare il moltiplicatore, sotto la voce info. L’ammontare massimo che si potrà perdere non supererà in ogni caso l’investimento iniziale: perché ciò accada le quotazioni del FTSE Mib dovranno raggiungere il livello di KO del Certificato.