In poco più di due mesi di rally le quotazioni dell’oro sono arrivate a sfiorare la soglia dei 1.950 dollari per oncia. Dai 1.615 dollari di inizio novembre la performance ammonta a un +20%. Nello stesso periodo il dollaro è sceso del 10% circa contro un paniere di valute e, secondo Joe Foster, portfolio manager Gold Strategy di VanEck, “ha contribuito all’esplosione delle quotazioni” insieme al sostegno fornito dalla domanda record delle Banche centrali nel terzo trimestre e di nazioni grandi consumatrici come India e Cina. La domanda che gli investitori si pongono è se la scalata del metallo prezioso proseguirà verso quota 2.000, vista l’ultima volta a marzo 2022 nel post-invasione dell’Ucraina. Ecco le variabili che guideranno l’andamento futuro dell’oro.
Recessione negli Stati Uniti
È una delle recessioni più previste della storia. Ancora di più, si può dire che sia una delle recessioni più volute della storia, cercata dalla Federal Reserve per fermare il rialzo dell’inflazione. Se ne parla ormai da mesi e c’è chi, nell’attesa, ha già cominciato ad accumulare oro. “L’oro tende ad avere buone performance in termini assoluti e relativi durante le recessioni statunitensi” spiega James Luke, fund manager Metals di Schroders e aggiunge: “I titoli azionari auriferi hanno fatto ancora meglio”.
Il gestore di Schroders osserva che da sei mesi prima dell’inizio di una recessione fino a sei mesi dopo la sua fine, l’oro ha registrato in media un rendimento del 28%, con una sovraperformance sull’indice S&P500 del 37%. Le azioni aurifere hanno fatto ancora meglio con una performance del +61%.
La recessione negli Stati Uniti è attesa nei trimestri centrali dell’anno. L’oro sale dallo scorso novembre, i conti tornano. Tuttavia ogni ciclo è diverso. Per Luke, potrebbe perfino andare meglio: “Abbiamo osservato che quando le risposte politiche agli Stati Uniti sono state particolarmente accomodanti, la performance del prezzo dell’oro è stata più esplosiva. Riteniamo ci siano ottime chance che anche le risposte politiche alle future recessioni statunitensi saranno altamente accomodanti”.
Inflazione in ritirata
L’oro non distribuisce cedole e quindi non è la scelta migliore nei periodi di forte rialzo dei tassi di interesse. Per gran parte dello scorso anno il metallo prezioso ha subito i pesanti rialzi dei tassi operati dalla Federal Reserve per contrastare l’inflazione. Ora però i prezzi al consumo hanno iniziato a scendere negli Stati Uniti e potrebbero essere giunti al picco anche in Europa. Secondo Joe Foster di VanEck l’inflazione è uno dei pesi negativi di cui l’oro si libererà nel 2023. La discesa dei prezzi, il rallentamento fino alla fermata nel rialzo dei tassi Fed, la fine della pressione al rialzo sul dollaro, contribuiranno a sostenere le quotazioni dell’oro.
Mobeen Tahir, direttore della ricerca di T.Rowe Price si aspetta che alla Federal Reserve tornino a volare le colombe. Anche i mercati finanziari puntano molto sulla svolta della Fed dopo la cura di rialzo dei tassi di interesse imposta nel 2022. I segnali provenienti dai prezzi al consumo, in calo per il sesto mese di fila a dicembre, stanno creando lo spazio per uno stop ai rialzi nella seconda parte dell’anno. Se l’inflazione frena, la Fed farà lo stesso, il dollaro di indebolirà insieme ai Treasury e l’oro potrebbe trovare lo spazio per salire ancora.
Il beneficio del rialzo dell’oro per gli auriferi
Il settore minerario è stato impattato dal rialzo dei prezzi dell’energia. I costi di estrazione e di trasporto sono aumentati e questo si è riflesso sui margini delle imprese del comparto. La normalizzazione dell’inflazione porterà pertanto dei benefici per le società che estraggono l’oro. Spiega James Luke di Schroders: “Lo scorso anno le azioni dei produttori di oro hanno sottoperformato il lingotto in termini di dollari. Quest’anno, con il rafforzamento delle quotazioni del metallo giallo e il calo dei costi, i margini potrebbero tornare a crescere. I titoli azionari dei produttori di oro – conclude Luke – restano a buon mercato in ottica di lungo periodo e gli investitori sono ancora estremamente sotto-posizionati”.
