“Presto paesi come Iraq, Nigeria e Algeria saranno in difficoltà e chiederanno sostegno al resto del mondo”
In quella che di fatto è stata una rarissima dichiarazione congiunta, Opec ed Eia hanno lanciato l’allarme sulla tenuta economica di alcuni paesi esportatori e produttori di petrolio a fronte della debolezza del prezzo del greggio, a causa della pandemia del coronavirus.
Il braccio di ferro Mosca-Ryad
Non si sono rivolti direttamente alla Russia, Il direttore esecutivo dell’Eia Fatih Birol e il segretario generale dell’Opec Mohammed Barkindo, ma inevitabilmente hanno ribadito quanto sia importante la stabilità del mercato, dal momento che gli effetti dell’estrema volatilità sono avvertiti dai produttori in maniera fortemente negativa, in riferimento al rifiuto di Mosca di aderire alla proposta dell’Opec di effettuare un taglio più profondo alla produzione all’inizio di questo mese, affermando di poter resistere a prezzi del petrolio inferiori almeno per un decennio, causando il crollo del greggio che, complice l’emergenza Covid19, resta sotto i 30 dollari al barile, valori insostenibili per molti paesi che vivono soprattutto dell’esportazione del petrolio, al contrario proprio della Russia, che ha un’economia più diversificata. A fronte di tale posizione, il gigante petrolifero di proprietà statale dell’Arabia Saudita, la Saudi Aramco, ha confermato l’aumento programmato della produzione di petrolio da aprile a maggio, che dovrebbe mantenere i prezzi attorno ai 30 dollari al barile.

Grafico Wti by TradingView
“Calo del reddito da petrolio e gas tra il 50 e l’85%”
In questo senso, proprio Opec ed Eia hanno messo in guardia la comunità internazionale sulla situazione dei paesi in via di sviluppo: il loro reddito proveniente da petrolio e gas potrebbe scendere ai livelli più bassi degli ultimi due decenni se dovessero persistere le attuali condizioni del mercato dell’energia: per la precisione, si parla di un calo del reddito che va dal 50% all’85% per il 2020. Tuttavia l’Eia, che fornisce consulenza alle nazioni industrializzate sulle questioni energetiche, oltre a pubblicare ogni settimana i dati sulle scorte del greggio, importanti per valutare le possibili oscillazioni del prezzo del petrolio, ha anche messo in guardia gli alleati di lunga data del leader dell’Opec, l’Arabia Saudita, appunto: perché proprio l’Arabia potrebbe essere il paese maggiormente colpito dall’eventuale forte calo dei prezzi del petrolio.
L’Iraq sarebbe il paese più esposto
Secondo il direttore dell’Eia Birol, paesi come l’Iraq, l’Algeria e la Nigeria si troveranno a breve in una situazione “molto, molto difficile”, e saranno costrette a richiedere il sostegno del resto del mondo. In particolare l’Iraq, secondo maggior produttore dell’Opec, sarebbe particolarmente esposto a una guerra dei prezzi totale, essendo la propria economia la meno diversificata del gruppo di produttori. Opec ed Eia hanno convenuto di “rimanere in stretto contatto sulla questione” e di continuare le consultazioni periodiche sugli sviluppi del mercato petrolifero.
Verso i 20 dollari al barile?
Lo shock maggiore potrebbe arrivare dopo il 1° aprile, quando scadrà l’accordo sul taglio della produzione del greggio precedentemente concordato tra Opec e Opec Plus. A quel punto, Russia e Arabia Saudita hanno già annunciato l’aumento della loro produzione giornaliera: dai 9,7 milioni di barili di febbraio a 12,3 milioni per Ryad, da 200.000 fino a 500.000 per Mosca. I timori è che il prezzo del petrolio possa scendere fino a 20 dollari al barile.