Il petrolio è protagonista di questi primi 5 mesi sui mercati finanziari poiché le sue quotazioni sono state messe sotto pressione da numerosi fattori che si aggiungono al conflitto tra Russia e Ucraina e che hanno fatto salire il prezzo a livelli costantemente sopra i 100 dollari al barile nonostante i timori del rallentamento economico. Vediamoli nel dettaglio nell’Idea d’investimento di Vontobel Certificati di questa settimana (Clicca QUI per iscriverti).
Le quotazioni del petrolio continuano a mostrare una grande forza. Dopo aver raggiunto il territorio negativo intorno ai -40 dollari ad aprile 2020, culmine della pandemia di Covid-19, i corsi hanno ripreso vigore, accelerando in concomitanza con le prime riaperture dopo i severi lockdown messi a punto per arginare il contagio. La guerra tra Russia e Ucraina ha incrementato le pressioni rialziste sulla materia prima, che ha raggiunto l’area dei 130 dollari, massimi da luglio 2008, prima di iniziare una correzione. Ma sono diversi i fattori che stanno influenzando le quotazioni del greggio oltre al conflitto tra Russia e Ucraina.
Petrolio in salita per 4 ragioni
Da un lato, i venditori possono contare sulle previsioni di un rallentamento economico globale. In Cina, principale importatore di oro nero al mondo, si sta assistendo ad una contrazione dell’economia, spinta anche dal deciso aumento dell’inflazione. Di recente, sia UBS che JP Morgan hanno tagliato le stime sul PIL cinese per il 2022: la prima banca di investimento ha abbassato il consensus dal 4,2% al 3%, mentre la seconda dal 4,3% al 3,7%. Entrambe le previsioni sono ben al di sotto di quelle fornite dal Governo di Pechino del 5,5%. Le cause del rallentamento sono in gran parte attribuibili alla politica Covid-zero dell’ex Impero Celeste, che riduce sensibilmente i movimenti di persone sulla base di pochi contagi. Vista la natura di Omicron, che si diffonde in maniera estremamente rapida, è difficile che si riuscirà a vedere un rapido allentamento delle misure restrittive.
Per il resto, i fattori a supporto dei prezzi del greggio sono numerosi. In primis, l’Unione Europea sta valutando un embargo al petrolio russo, in secondo luogo, l’OPEC non sembra intenzionata ad aumentare il suo output in maniera più importante rispetto ai piani. Oltre a questo la domanda di carburante in USA è estremamente elevata, tanto che l’Amministrazione Biden sta considerando di utilizzare il Northeast Home Heating Oil Reserve, creato nel 2000 per aiutare la popolazione americana con eventuali problemi di offerta ed utilizzato nel 2012 a causa dell’Uragano Sandy. L’uso di queste riserve sarà tuttavia limitato, in quanto contengono 1 milione di barili di diesel. Un elemento interessante che potrebbe spingere ancora di più la domanda è quello relativo alla driving season in USA, che inizia solitamente il weekend del Memorial Day e dove si prevedono gli spostamenti di 39 milioni di persone via strada.
ENI: il quadro grafico delle quotazioni
Le azioni ENI si trovano all’interno di una tendenza rialzista, con i corsi che dopo aver rotto la linea di tendenza ottenuta collegando i massimi del 3 marzo a quelli del 19 aprile 2022 sono arrivate al test della resistenza statica a 14,28 euro, espressa dai top del 13 aprile 2022. Se questo ostacolo fosse superato, i prezzi avrebbero la possibilità di spingersi verso la successiva i 14,85 euro, zona di massimi annuali.
Al contrario, si avrebbero indicazioni negative dapprima con una discesa sotto i 14 euro, per poi passare alla flessione sotto i 13 euro, dove verrebbe effettuata la rottura della trendline disegnata con i minimi del 20 dicembre 2021 e 7 marzo 2022. In tal caso, l’obiettivo dei venditori sarebbe localizzabile intorno ai 12,50 euro.
