Dalle chiamate agli utili del quarto trimestre 2022 è emerso che le grandi banche prevedono una recessione negli Stati Uniti, sebbene lieve. JP Morgan e Citigroup vedono una contrazione dell’economia leggera, dove la disoccupazione arriva al 5% in uno scenario base. Visione condivisa da Bank of America ma con un tasso di disoccupazione al 5,5% nel 2023, per poi rientrare al 5% nel 2024. Wells Fargo ha parlato invece di un ambiente economico meno favorevole, senza toccare nello specifico l’argomento recessione. Secondo il management dei big bancari gli istituti di credito hanno tutti gli strumenti per affrontare un rallentamento dell’economia americana leggero, avendo già dato prova di resilienza di fronte alle situazioni più sfidanti negli ultimi anni.
Recessione USA: l’accumulo di riserve bancarie dice che sarà lieve
In verità, al di là delle parole, ciò che più conta è come le banche si stanno preparando a una eventuale recessione, il che significa cercare di capire due cose: in primis quanto realmente gli istituti di credito credono nella previsione e in secondo luogo quanto sono attrezzati per affrontare un’eventuale recessione. Un parametro importante è la gestione delle riserve nell’attesa che i prestiti erogati non vengano rimborsati se si verificasse lo scenario negativo di mercato.
Le quattro banche sopra citate hanno accantonato riserve per 2,8 miliardi di dollari nel quarto trimestre, mentre nello stesso periodo del 2021 ne hanno rilasciate per 4,4 miliardi di dollari, secondo i dati forniti da Barron’s. Le riserve sono adeguate trimestralmente sulla base delle previsioni delle banche riguardo le perdite che possono verificarsi e in funzione delle condizioni economiche prevalenti, in base all’attuale principio contabile sulle perdite attese su crediti (CECL) entrato in vigore nel 2020 come conseguenza della crisi economico-finanziaria determinata dalla pandemia.
Per fare un raffronto, nei primi due trimestri del 2020 le quattro banche hanno accantonato complessivamente 45,3 miliardi di dollari. Una volta che la pandemia si è rivelata meno disastrosa di quanto temuto, con le perdite che non si sono del tutto verificate, sono stati effettuati rilasci per 38,4 miliardi di dollari nei successivi sette trimestri. C’è da dire che la politica fiscale e monetaria ha aiutato le aziende di credito ma adesso la Federal Reserve sta adottando un atteggiamento opposto, il che alimenta le preoccupazioni.
Alla luce di tutto ciò le riserve si sono accumulate a partire dal secondo trimestre 2022, dopo che la Fed ha iniziato ad alzare i tassi per reprimere l’inflazione. E negli ultimi tre trimestri le banche suddette hanno aggiunto altri 5,7 miliardi di dollari alle riserve, un livello non paragonabile agli accantonamenti fatti durante il periodo critico del 2020. Ciò porta alla conclusione che gli istituti finanziari non si stanno preparando concretamente a una grave recessione.