Sostenibilità ambientale: imprese bocciate in impegno e trasparenza - Borsa&Finanza

Sostenibilità ambientale: imprese bocciate in impegno e trasparenza

Sostenibilità ambientale, il grado di avanzamento delle imprese europee

La transizione climatica per le imprese è un percorso difficile, una trasformazione costosa e impegnativa per le strutture organizzative. Forse per questo motivo gli obiettivi di sostenibilità ambientale non sembrano essere al primo posto, ma nemmeno al secondo, nei pensieri delle aziende. Secondo un recente studio condotto da Oliver Wyman in collaborazione con CDP Disclosure Insight Action, circa la metà delle imprese europee dichiara di avere piani per la transizione climatica in linea con l’obiettivo degli 1,5 gradi Celsius ma meno del 5% mostra progressi significativi in questo senso. E in Italia le aziende sono ancora più in ritardo.

 

Sostenibilità ambientale sempre più lontana

L’obiettivo di raggiungere la sostenibilità ambientale, contenendo l’aumento medio della temperatura sulla Terra al di sotto degli 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, è una bandiera che sventola alta nei grandi congressi ed eventi internazionali sull’emergenza climatica. Ma chiuse le porte di questi incontri la realtà è molto diversa. La bandiera viene ripiegata e messa in un cassetto. Questo emerge dallo studio “Stepping up: Strengthening Europe’s Corporate Climate Transition” che ha coinvolto 1.495 società di cui 86 italiane.

In particolare si registra un grande ritardo nello sviluppo di piani di transizione climatica credibili e una mancanza di trasparenza sui risultati. Tante imprese, la metà di quelle considerate nella ricerca, dichiara di avere piani di transizione climatica ma alla prova dei fatti meno del 5% mostra progressi significativi. Queste mancanze si ripercuotono su tutte le persone sotto forma di emergenze climatiche di vario genere, sempre più frequenti come siccità, inondazioni, ondate di calore. Anche le imprese ne subiscono gli effetti. Per loro il tempo stringe, anche perché l’Unione europea ha adottato la direttiva sulla due diligence della sostenibilità delle imprese e la proposta di standard di rendicontazione sulla sostenibilità. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) obbligherà renderà le imprese più responsabili nei confronti dei cittadini, obbligandole a pubblicare regolarmente i dati relativi al loro impatto sociale e ambientale. Ciò dovrebbe ridurre il greenwashing, rafforzare l’economia sociale del mercato Ue e gettare le basi per standard di trasparenza sulla sostenibilità a livello mondiale.

 

Imprese italiane: nessuna tra le migliori

Nel frattempo le imprese latitano. La sostenibilità ambientale che fa capolino in molte comunicazioni assomiglia sempre di più a un greenwashing che a una reale svolta nell’utilizzo consapevole di beni comuni come l’acqua, l’aria, l’ambiente. Meno del 5% delle aziende europee ha un obiettivo di riduzione delle emissioni allineato all’obiettivo degli 1,5 gradi e fornisce informazioni relative ad almeno due terzi degli indicatori chiave richiesti dall’Unione europea. Le società che lo fanno vengono considerate dallo studio “avanzate”. L’Italia è l’unico paese tra quelli analizzati a non avere imprese avanzate mentre Svezia e Norvegia sono già al 10%.

Più nutrito il gruppo delle imprese in “fase di sviluppo”, che si pongono obiettivi di emissioni meno ambiziosi (2°C) e forniscono informazioni su almeno la metà degli indicatori. In Italia sono il 38% del totale, dato superiore alla media europea (30%). “Per raggiungere l’obiettivo degli 1,5 gradi Celsius, nel 2023 e nel 2024 occorre imprimere un deciso cambio di passo nella portata e nella qualità dei piani di transizione delle aziende europee” esorta Andrea Federico, partner di Oliver Wyman. Per i responsabili politici la sfida è individuare efficaci meccanismi premianti per chi si pone come guida del cambiamento”.

 

Stati di avanzamento dell'impegno ambientale delle imprese
Sostenibilità ambientale, il grado di impegno e trasparenza delle società europee

 

Penalizzazioni per chi non si adegua

Non è però solo una questione di premiare i migliori. Il mercato è pronto a penalizzare chi non si adegua o lo fa solo “per finta”. Maxfield Weiss, direttore esecutivo di CDP sottolinea che “la normativa dell’Ue sarà presto vincolante. Le aziende dovranno avere piani chiari per la transizione dei loro modelli di business verso il raggiungimento dell’obiettivo di mantenere l’innalzamento della temperatura sotto gli 1,5°C”.

La trasparenza in ambito di sostenibilità ambientale metterà in luce chi fa i compiti a casa e chi no. I primi saranno facilitati nell’ottenimento di finanziamenti, i secondi invece verranno penalizzati. Oggi, secondo le stime del report di Oliver Wyman e CDP, il 40% del debito bancario delle aziende analizzate, circa 1.800 miliardi di euro, sarebbe erogato a favore di soggetti che non hanno obiettivi chiari o piani di transizione credibili. L’accesso al credito potrebbe diventare più difficoltoso man mano che le banche daranno attuazione ai propri piani di zero emissioni nette, decarbonizzando il proprio portafoglio di impieghi. Ben 8 istituzioni finanziarie su 10, tra quelle che hanno condiviso il loro dati con CDP, stanno già valutando l’allineamento all’obiettivo degli 1,5 gradi dei loro clienti.

 

AUTORE

Alessandro Piu

Alessandro Piu

Giornalista, scrive di economia, finanza e risparmio dal 2004. Laureato in economia, ha lavorato dapprima per il sito Spystocks.com, poi per i portali del gruppo Brown Editore (finanza.com; finanzaonline.com; borse.it e wallstreetitalia.com). È stato caporedattore del mensile Wall Street Italia, dal giugno 2022 è entrato a far parte della redazione di Borsa&Finanza.

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