Il terremoto che la vicenda Johnson ha provocato nel Regno Unito sta alimentando il rally della Sterlina. La valuta britannica ha preso forza da quando sono cresciute le richieste di dimissioni del Premier inglese sia tra le forze di opposizione che tra i sostenitori del suo stesso partito, dopo l’ammissione del leader dei Tory di aver partecipato a una festa in Downing Street durante il primo lockdown pandemico.
Oggi in Gran Bretagna Boris Johnson è considerato un pessimo esempio nella lotta al Coronavirus da una buona fetta della popolazione britannica, molto intransigente di fronte a certi episodi. Questo mese la Sterlina ha ottenuto una delle migliori performance sul Dollaro USA, spinta anche dal ciclo di inasprimento monetario da parte della Bank of England, iniziato a dicembre dello scorso anno con il primo aumento dei tassi d’interesse dall’inizio della pandemia. Ora il cambio GBP/USD si trova intorno a 1,3740.
Perché le dimissioni di Johnson potrebbero dare forza alla valuta
La moneta di Sua Maestà ha sempre tratto vantaggio da una certa stabilità politica, che in questo momento non vi è intorno al leader dei Conservatori. Il recente passato ha insegnato molto in questo senso. La Sterlina è andata sotto pressione nel 2014 in concomitanza con il voto popolare per la separazione della Scozia dal Regno Unito, ma soprattutto ha vissuto un vero calvario quando nel 2016 l’elettorato britannico si è espresso a favore di Brexit, portando la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea.
Infatti il calo che ha avuto la valuta a partire da quel giorno non è stato completamente recuperato, anche perché ancora vi sono parecchie questioni geopolitiche che non sono state completamente risolte tra le 2 Regioni, prima tra tutte la questione dell’Irlanda del Nord che rischia di degenerare in una guerra commerciale. Tutto questo l’anno scorso ha finito per pesare parecchio sulla Sterlina, che ha perso circa l’1% sul biglietto verde, il primo calo dal 2018.
Sterlina: cosa pensano gli analisti sulla vicenda Johnson
Gli osservatori di mercato non sono tutti concordi nel considerare gli effetti sulla valuta della questione che riguarda Boris Johnson. Jane Foley, capo della strategia di cambio presso Rabobank a Londra, ritiene che le valute tendono a preferire i leader forti e in questo frangente Johnson non lo è, dal momento che ha perso l’appoggio incondizionato anche dal suo partito. Per questo un avvicendamento al vertice potrebbe portare la Sterlina su una rotta migliore, a patto che il successore del Primo ministro inglese sia dotato davvero di una leadership forte.
Ancora più netto il commento da parte di Kallum Pickering, economista senior presso Berenberg a Londra, che reputa il fattore Johnson come un grande peso negli ultimi 5 anni per gli investimenti delle imprese e le attività del Regno Unito. Fattore che potrebbe essere eliminato da un “leader più sensato”.
Di opinione diversa invece sono gli strateghi di ING Bank, che affermano come la Sterlina non stia incorporando alcun rischio politico. Per questo la moneta britannica potrebbe essere vulnerabile qualora i mercati cominciassero a scontare l’attuale turbolenza politica come un fattore negativo.