Lo Yen continua a deprezzarsi nel mercato valutario anche in questo primo scorcio del 2022. La scorsa settimana ha toccato il livello minimo degli ultimi 5 anni nei confronti del Dollaro statunitense, con il cambio USD/JPY che ha sfondato la soglia psicologica di 115 e ha raggiunto un picco di 116,34.
Gli investitori stranieri hanno iniziato a ricostruire ampie posizioni ribassiste, dopo la pausa natalizia, puntando sul fatto che la Banca Centrale giapponese sarà bloccata per tutto l’anno su una posizione di politica monetaria estremamente accomodante, mentre la Federal Reserve si appresta a partire da marzo al primo di 3 o 4 rialzi dei tassi d’interesse. Nemmeno la diffusione della variante Omicron del Covid-19 è servita a frenare il sell-off sulla valuta, la quale in occasioni come questa solitamente si assurge al ruolo di asset rifugio.
Yen: gli analisti vedono altre vendite per il 2022
Il quadro per quest’anno non si presenta molto ben augurante per la divisa nipponica, in considerazione del fatto che diversamente da altri Paesi il Giappone non è stato colpito affatto da impennate inflazionistiche e la ripresa economica stenta a decollare. Questo significa che gli stimoli fiscali e monetari con ogni probabilità rimarranno intatti e la cosa non gioca a favore dello Yen.
JP Morgan ha lanciato un alert in un rapporto questa settimana, rilevando che un deprezzamento della valuta innescherebbe una pericolosa fuga di capitali dalla Nazione. Se così fosse, nemmeno un intervento delle Autorità e una ripresa dell’inflazione potrebbero arrestare il meccanismo in atto.
La più grande banca d’affari del mondo ha evidenziato anche che il tasso effettivo reale giornaliero dello Yen è sceso al livello più basso degli ultimi 50 anni. Questo indicatore è molto importante perché misura la forza della valuta giapponese rispetto ad altre monete, combinandola con i prezzi alla produzione e al consumo. In questo calcolo, la presenza del Renminbi cinese è stata fondamentale, a dimostrazione del fatto che lo Yen è diventato più sensibile all’apprezzamento della divisa cinese rispetto a quanto avveniva in passato.
JP Morgan infine sostiene che il quadro generale con la variante Omicron si sta facendo più confuso, perché l’anno scorso la debolezza dello Yen rispetto al Dollaro USA era determinato chiaramente dal commercio di reflazione, oggi invece ciò diviene meno netto.
Secondo Zach Pandl, co-responsabile della strategia di cambio presso Goldman Sachs, non ha senso trovare in questo momento supporti solidi che riguardano la discesa della valuta giapponese, perché l’economia del Sol Levante è più lontana rispetto ad altri Paesi in merito alla ripresa economica. Anche Shusuke Yamada, chief Japan forex e equity strategist presso Bank of America, conferma l’analisi di Pandl. Secondo l’esperto, è veramente difficile sostenere un rialzo dello Yen nel 2022, ma viceversa è molto più plausibile un’ulteriore ondata di vendite con il livello USD/JPY di 120 che non rappresenta una resistenza solida. Anzi, questa potrebbe crollare presto se l’economia americana rimanesse forte e la Fed proseguisse negli obiettivi di inasprimento quantitativo.