Dopo anni di passi avanti e indietro, la Brexit è stata avviata. Ma quali scenari potrebbero aprirsi? L’analisi di Patrice Gautry, Chief Economist di Union Bancaire Privée (UBP)
Brexit, divorzio avvenuto: cosa succede ora
Il Regno Unito e l’Unione Europea hanno finalmente concordato di divorziare, ma quest’anno la questione principale sarà come ricostruire il rapporto. L’obiettivo di Londra è quello di ottenere il più ampio accesso possibile al mercato europeo, nonché il più economico, senza restrizioni, e di poter applicare le stesse condizioni con i paesi extracomunitari. Per quanto riguarda l’Ue, è disponibile a garantire l’accesso al Regno Unito ma con condizioni sulle tariffe, sui segmenti di mercato (come la distinzione tra beni e servizi) e regole come la libera circolazione delle persone. I negoziati riveleranno quanto il Regno Unito è disposto ad accettare, in particolare in termini di rispetto delle giurisdizioni europee, e quanto l’Europa è disposta a concedere per quanto riguarda le barriere all’ingresso sul mercato.
La seconda sfida
La seconda sfida è la deadline. Downing Street vuole completare il processo prima della fine di dicembre 2020. Ciò significa che i negoziati dovranno essere completati prima di luglio per avere il tempo necessario all’attuazione dei preparativi nella seconda metà dell’anno, dato che tutti i parlamenti europei dovranno adottare il testo.
Esistono due principali modelli di scambio con l’Unione: da un lato quello adottato da Norvegia e Svizzera, e dall’altro quello attualmente in vigore con il Canada. Nell’accordo commerciale con il Canada la giurisdizione dell’Ue non si applica, è regolata liberamente e senza reciprocità, non c’è libera circolazione delle persone, e i dazi doganali sono inferiori a quelli degli accordi standard del WTO, ma senza che ciò possa lasciar spazio al dumping. Nel modello norvegese/svizzero, il libero scambio è accompagnato dalla libera circolazione delle persone e dei capitali; entrambi i paesi pagano anche un contributo finanziario all’Ue, ma non sono coinvolti nel processo decisionale.
A quale accordo guarda la Gran Bretagna
Il Regno Unito preferisce un accordo stile Canada, o ancora più ampio, perché vorrebbe la massima libertà possibile per il suo settore finanziario e soprattutto il più ampio accesso possibile al mercato europeo. L’idea potrebbe essere un accordo rapido sul modello canadese con step successivi per ulteriori dettagli su punti o settori specifici.
Uno scenario No Deal è da escludere. Questo implicherebbe una Hard Brexit, scenario da evitare, poiché il governo di Boris Johnson e l’Unione Europea hanno già concordato lo schema delle loro future relazioni. La cancelliera Angela Merkel sta facendo del suo meglio per garantire il raggiungimento di un accordo, così come i gruppi di lobby del settore, sia nell’Europa sia nel Regno Unito.