Credit Suisse rimbalza oggi alla Borsa di Zurigo dopo il tracollo di ieri, in cui ha perso quasi un quarto della sua capitalizzazione di mercato. Le azioni della banca svizzera stanno salendo del 17%, grazie all’intervento della Swiss National Bank (SNB) che ha messo a disposizione fino a 50 miliardi di franchi di liquidità per far fronte alle situazioni di emergenza. Un vero bazooka finalizzato a trasmettere fiducia agli investitori, che da un po’ di tempo si sono accaniti sul secondo istituto di credito della Svizzera a causa dei suoi numerosi problemi finanziari.
La situazione è precipitata allorché nella giornata di ieri il principale azionista della società, la Banca Nazionale Saudita, ha dichiarato che non avrebbe più comprato azioni di Credit Suisse. L’istituto degli Emirati Arabi aveva acquisito una partecipazione del 9,88% in occasione dell’ultimo aumento di capitale della banca con sede a Zurigo da 4 miliardi di franchi, lasciando aperta la possibilità di un ulteriore acquisto per 1,5 miliardi di franchi. Adesso è arrivato il dietrofront, citando i vincoli normativi che impongono il non superamento della soglia del 10% del capitale. Quanto è bastato per far deflagrare la situazione, con gli operatori di mercato che hanno venduto a mani basse il titolo in Borsa costringendo la Banca centrale svizzera a mettere una pezza.
Credit Suisse: ecco cosa potrà succedere per JP Morgan
A questo punto non è facile prevedere quale potrà essere il futuro di Credit Suisse, alla luce del fatto che diverse volte in passato qualsiasi velleità di riscatto è stato silenziata da turbolenze di vario genere che hanno messo in dubbio la stabilità finanziaria dell’azienda di credito. Gli analisti di JP Morgan Chase vedono tre scenari che potrebbero verificarsi nelle prossime settimane o mesi.
Il primo fa riferimento a un’acquisizione da parte di un’altra banca. La più accreditata sembrerebbe essere UBS, per gli esperti della banca d’affari americana. “Data la concentrazione del mercato tra i due, un’acquisizione potrebbe essere seguita da una quotazione o da uno spin-off della banca svizzera, del valore di 10 miliardi di franchi svizzeri”, hanno affermato. Questa ipotesi è stata anche discussa nei colloqui sostenuti tra Credit Suisse e le autorità svizzere in merito alle soluzioni possibili per cercare di stabilizzare la banca.
Il secondo scenario riguarda l’intervento della SNB, offrendo la garanzia completa dei depositi, o l’iniezione di nuovo capitale. Questo “darebbe a Credit Suisse il tempo di ristrutturarsi, ma sarebbe altamente diluitivo per gli azionisti esistenti”. Di conseguenza, potrebbe essere digerito male dal mercato, dopo che gli azionisti sono già stati chiamati a versare denaro fresco nella società non più tardi di alcuni mesi fa.
Il terzo è il più brutale, in quanto si basa sulla chiusura della banca d’investimento. Tuttavia, ciò “potrebbe non essere sufficiente per ridurre le preoccupazioni di mercato”, sostengono gli analisti.