EUR/USD: 4 segnali che indicano una ripresa delle quotazioni

EUR/USD: 4 segnali che indicano una ripresa delle quotazioni

EUR/USD: 4 segnali che indicano una ripresa delle quotazioni

Cosa aspettarsi dal cambio EUR/USD nel 2022? L’Euro ha vissuto un 2021 che può essere etichettato come un annus horribilis, dal momento che la moneta unica ha registrato la maggiore perdita annuale degli ultimi 6 anni nei confronti del Dollaro americano. Ad aver soffiato a sfavore sono stati diversi venti contrari, in particolare la divergenza della politica monetaria della Banca Centrale Europea rispetto alla Federal Reserve. La ripresa post-pandemica in Europa non è stata così veemente come negli Stati Uniti e ciò si è riflesso di meno sul tasso di inflazione che non ha toccato i livelli americani. Negli USA infatti il carovita è arrivato al 7%, come mai successo da 40 anni a questa parte; in Europa si è al 5% e solo con le ultime rilevazioni si comincia ad avvertire il pericolo.

Di conseguenza, Christine Lagarde ha espresso sempre molta cautela nell’abbandono della politica monetaria accomodante della BCE, allontanando in maniera netta qualsiasi ipotesi di aumento dei tassi prima del 2023. La Federal Reserve ha accantonato qualsiasi velleità da colomba negli ultimi mesi dello scorso anno, quando è apparso evidente che l’inflazione statunitense non poteva essere più un fattore temporaneo e che sostenere la tesi del denaro facile non avrebbe più retto di fronte alla realtà dei fatti.

Il Governatore Jerome Powell dapprima quindi ha annunciato la riduzione del piano di acquisti di titoli di Stato e dei mutui di 15 miliardi di dollari mensili e poi, in un’audizione al Senato, ha sconfessato la sua linea programmatica che si fondava sulla temporaneità dei prezzi alti, aprendo così le porte a molteplici strette sul costo del denaro nel 2022. Il risultato di tutto questo è stato lapalissiano: gli investitori hanno comprato dollari e venduto euro nell’aspettativa di una differenza sostanziale di rendimento degli assets nominati nelle rispettive valute.

 

EUR/USD: perché sono possibili rialzi

Negli ultimi giorni qualcosa sta cominciando a cambiare sul fronte Euro, come dimostra il superamento della soglia dello zero dei rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni per la prima volta in oltre 2 anni. E sebbene all’interno dell’Eurotower si continui a predicare cautela in rapporto al possibile aumento dei tassi, sul mercato monetario già si comincia a scontare un aumento di 10 punti base del tasso sui depositi quest’anno, con il passaggio quindi da -0,5% a -0,4%, per uscire dal territorio negativo entro la fine del 2023.

L’Euro di conseguenza inizia a muovere i primi passi verso la sua rinascita, salendo in questi giorni a 1,15 nei confronti del biglietto verde, livello che non si vedeva da novembre dello scorso anno. Al riguardo si possono individuare 4 segnali positivi sulla moneta unica che sono degni di attenzione.

Il primo riguarda massimi e minimi più alti che stanno segnando il cambio EUR/USD dalla metà di dicembre, con le medie mobili che inviano segnali rialzisti. Il secondo concerne la resilienza che ha mostrato la valuta europea al divario di rendimento tra i Treasury Bond USA a 10 anni e i corrispondenti Bund tedeschi allargatosi ai massimi da marzo 2020.

Il terzo riguarda le scommesse degli operatori sull’inasprimento delle politiche monetarie conseguente alle aspettative inflazionistiche più alte per effetto del caro energia. Le pressioni sui prezzi sono destinate a perdurare secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, sia perché i mercati petroliferi sono più tesi di quanto si credeva, sia perché le tensioni a livello geopolitico manterranno i prezzi del gas naturale a livelli record. Infine vi sono segnali nel mercato delle opzioni di allentamento delle coperture dal rischio di ribassi del cambio EUR/USD rispetto allo scorso anno.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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