EURO DEBOLE: IL RUOLO DI USA, CINA E GERMANIA - Borsa&Finanza

EURO DEBOLE: IL RUOLO DI USA, CINA E GERMANIA

Incertezza politica europea. Guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, economia tedesca che  ha ormai smesso di correre, con tanto di crisi di governo sempre più vicina, per un paese che si sa, all’instabilità, in generale, è sempre stata allergica. Questi, in buona sostanza, i motivi dell’indebolimento dell’Euro/Dollaro negli ultimi due mesi, con tanto di minimi negli ultimi due anni raggiunti a 1,1106 il 23 maggio scorso. Nella giornata di oggi il cambio si è riportato sopra quota 1,12 dopo una striscia di cinque sedute consecutive, e l’impulso rialzista che si è registrato venerdì potrebbe essere un’ulteriore spinta a un nuovo apprezzamento della moneta unica. Ma è evidente che il prossimo appuntamento a cui guardano le valute, euro in primis, è la riunione del consiglio direttivo della Bce con decisioni di politica monetaria, a cui seguirà una conferenza stampa del presidente Mario Draghi.

TRUMP, DAZI PER TUTTI
Della sfida a colpi di sanzioni tra Cina e Stati Uniti si parla da tempo. E questo perché si tratta della guerra commerciale tra i due paesi più ricchi e potenti al mondo. Che invece di collaborare e innescare un circolo virtuoso in grado di portare benefici e ricchezza anche verso gli altri paesi, fanno di tutto per generare l’effetto opposto, contribuendo al contrario all’indebolimento dell’economia mondiale, come ha già ribadito più volte il Fondo Monetario Internazionale. Senza contare che lo stesso Donald Trump, un presidente che sta ribaltando molte delle regole base della diplomazia internazionale, ha più volte minacciato di imporre ulteriori dazi all’Unione Europea, aspetto che non fa certo bene alla tenuta della moneta unica, vedi le tariffe su acciaio, alluminio e auto. Tutti prodotti che rappresentano parte dell’eccellenza della Germania, paese che a lungo è rimasto immune, o quasi, alla crisi economica che ha travolto l’Europa. Oggi però, anche per Berlino è arrivato il momento di pagare pegno. Prima della recente ripresa del Pil, quella tedesca è stata nel 2019 la seconda economia più bassa dell’Ue a livello di crescita, dopo lo 0,1% dell’Italia, complice, come detto, la crisi sempre più marcata del settore automotive, mai ripresosi per davvero dal Dieselgate e, come detto, la guerra dei dazi, che inevitabilmente porta al rallentamento delle economie ancorate all’export, proprio come la Germania, la cui crescente debolezza non può che incidere negativamente sulla stabilità dell’euro.

FINE DELLA GRAND KOALITION?
Ma la Germania sta contribuendo alla debolezza dell’euro anche sul fronte politico. Perché le elezioni europee hanno generato ulteriore incertezza: non solo per il rafforzamento del movimento sovranista, da cui tutto sommato Berlino è rimasta immune. La Cdu si è riunita per discutere l’esito del voto, dove pur risultando il primo partito con il 28,9% dei consensi ha ottenuto il picco minimo in un’elezione a livello nazionale, in quelle che di fatto sono state le ultime elezioni europee di Angela Merkel. Non proprio il miglior modo per uscire di scena. Come se non bastasse, gli alleati del Spd non se la passano meglio. Il 15,8% dei voti è il peggior risultato nella storia del partito, che ha portato alle dimissioni del leader Andrea Nahles. Con il boom dei Verdi, oggi il secondo movimento più votato in Germania, e quindi, almeno per il momento, poco incline a fare alleanze, sembra sempre più probabile la fine della Grande Coalizione che ha permesso al governo tedesco di andare avanti senza particolari scossoni. Il mandato della Merkel come cancelliera termina nel 2021. Ma in questo momento, con le dimissioni del suo leader, l’Spd potrebbe decidere di staccare la spina. E se fosse crisi, si andrebbe alle elezioni anticipate, le prime dal 2005. Potenzialmente, un’ulteriore scossone alla tenuta della moneta unica.

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