Nuovo record per l’inflazione dell’Eurozona: nel mese di agosto l’indice dei prezzi al consumo è passato dall’8,9 al 9,1 per cento sorpassando le stime degli analisti, orientate per un +9%. Stimato al +0,4%, il dato mensile ha fatto segnare un rialzo di mezzo punto percentuale.
Sopra il consenso anche il dato “core”, quello calcolato al netto delle componenti più volatili (come energia e prodotti alimentari), che, passato dal 4 al 4,3% tendenziale, ci dice quanto i fortissimi rialzi registrati dai prezzi dei prodotti energetici si stanno radicando nell’economia.
Inflazione Eurozona: i settori con rialzi maggiori
Nel dettaglio dei numeri forniti da Eurostat, i prezzi dei prodotti energetici, con un +38,3% (39,6% a luglio), sono quelli che hanno fatto registrare l’incremento maggiore (nonostante il secondo calo consecutivo).
Seguono i rialzi dei prodotti alimentari, di alcol e tabacco (+10,6%, dal +9,8% di luglio), dei beni industriali non energetici (+5%, dal +4,5%) e dei servizi (dal +3,7 al +3,8%).
Italia: prezzi al consumo ai massimi dal 1985
Per quanto riguarda il nostro Paese, i prezzi sono saliti dello 0,8% mensile e dell’8,4% annuo, il livello maggiore dal dicembre del 1985. Il tasso di inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi ha evidenziato un incremento dal 4,1% al 4,4% e quella al netto dei soli beni energetici dal 4,7% al 4,9 per cento.
“Sono l’energia elettrica e il gas mercato libero -ha rilevato l’Istat- che producono l’accelerazione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (in parte mitigata dal rallentamento di quelli dei carburanti) e che, insieme con gli alimentari lavorati e i beni durevoli, spingono l’inflazione a un livello (+8,4%) che non si registrava dal dicembre 1985 (quando fu pari a +8,8%)”.
La palla passa alla BCE
Quelle arrivate dai prezzi di Eurolandia rappresentano indicazioni che avvalorano la posizione di quei membri del board che, in occasione del meeting della Banca Centrale Europea del prossimo 8 settembre, premono per un incremento dei tassi di 75 punti base.
Ma, con un’economia in sofferenza ed un’inflazione che non è spinta dai fattori dal lato della domanda (quelli controllabili dalla politica monetaria), accelerare il processo di normalizzazione del costo del denaro potrebbe rappresentare un errore.
“L’economia di Eurolandia è in forte rallentamento – e probabilmente già in contrazione- la questione è rappresentata dal capire a quanto deve ammontare il freno della BCE”, rileva Bert Colijn di ING. “Dando per scontato un aumento di almeno 50 punti base a settembre, ci sono i falchi che spingono per 75 pb”.
Inflazione Eurozona: le reazioni dei mercati
Dopo un’avvio positivo, poco dopo il giro di boa l’Euro Stoxx 50 quota in rosso dello 0,45%, il Dax scende dello 0,37% ed il nostro Ftse Mib arretra dello 0,8%.
Dal fronte titoli di Stato, il rendimento del decennale italiano è poco mosso al 3,77% mentre lo spread con i corrispondenti titoli tedeschi arretra di un punto percentuale a 229 punti base.
Nonostante le possibilità di una stretta da 75pb siano in aumento, l’eurodollaro arretra di un quarto di punto percentuale a 0,9984.