L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) non prevede grandi aumenti per la domanda di petrolio nei prossimi anni. A giudizio dell’istituto con sede a Parigi, la richiesta globale di greggio sarà destinata a scendere con la transizione dai combustibili fossili a forme più pulite di energia. Tale passaggio sarà accelerato dai prezzi elevati del petrolio e dalla guerra Russia-Ucraina. “La crescita della domanda mondiale di petrolio è destinata a rallentare quasi fino a fermarsi nei prossimi anni. Il passaggio a un’economia di energia pulita sta accelerando, con un picco della domanda globale di petrolio in vista prima della fine di questo decennio” ha scritto l’AIE nel suo rapporto periodico.
Tuttavia, vi è una distinzione da fare tra il breve e il medio-lungo termine. Quest’anno e il prossimo i mercati petroliferi mondiali potrebbero essere ancora stretti, con la domanda dalla Cina attesa rimbalzare nel post-pandemia e i paesi dell’OPEC+ intenzionati a ridurre l’offerta. Secondo l’AIE, nel 2024 la domanda di petrolio crescerà di 860 mila barili al giorno. Negli anni successivi vi sarà un incremento ancora minore, fino ad arrivare a 400 mila barili al giorno nel 2028. A quel punto, la domanda globale avrà raggiunto il picco di 105,7 milioni di barili giornalieri.
La transizione energetica sta prendendo slancio
Sul lato dell’offerta, secondo l’AIE gli investimenti sono cresciuti, +11% a 528 miliardi di dollari la proiezione 2023. Da qui al 2028, l’agenzia stima che la produzione salirà del 6% grazie all’aumento della capacità produttiva di USA, Brasile e Guyana. Per quanto invece concerne l’OPEC+, ci sarà una crescita di capacità di 800 mila barili giornalieri, per via del contributo decisivo di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Tutto questo potrebbe rallentare il passaggio verso l’energia pulita, rinnovando gli allarmi che due anni fa l’AIE sollevò allorché in un rapporto scrisse che l’industria energetica avrebbe bisogno di fermare gli investimenti di nuovi progetti su petrolio e gas per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni entro il 2030. Tuttavia, l’agenzia francese ritiene che la transizione energetica abbia preso slancio dopo l’invasione russa dell’Ucraina. La guerra ha “scatenato un’impennata dei prezzi del petrolio e ha portato alla ribalta le preoccupazioni sulla sicurezza dell’approvvigionamento, contribuendo ad accelerare l’implementazione di tecnologie energetiche pulite”, ha affermato il rapporto.
Petrolio russo: per l’AIE è in crisi
L’AIE prevede tempi duri per la produzione russa, con cali dovuti alle sanzioni occidentali sulle esportazioni di greggio e prodotti petroliferi. Ora le proiezioni dell’agenzia per le forniture russe sono di una riduzione di 710 mila barili al giorno fino al 2028. “La capacità di Mosca di autofinanziare le sue operazioni nel settore petrolifero e il suo accesso alle attrezzature e ai servizi cinesi potrebbero evitare un declino più rapido. Un inasprimento delle misure finanziarie occidentali imposte alla Russia potrebbe anche portare a una tendenza al ribasso più acuta”, ha detto l’agenzia.
L’AIE precisa che si è creato una sorta di “mercato a due livelli”, dove circa 2,5 milioni di barili al giorno di greggio russo si sono indirizzati dai consumatori occidentali verso gli acquirenti asiatici. Ad ogni modo, le entrate delle esportazioni petrolifere di Mosca a maggio sono scese al minimo da febbraio, poiché le forniture e i prezzi sono diminuiti, sottolinea l’AIE. Di conseguenza, il flusso di denaro dalle vendite internazionali di petrolio è stato pari a 13,3 miliardi di dollari il mese scorso, in calo di 1,4 miliardi di dollari in confronto ad aprile e del 36% rispetto all’anno precedente.