Verbali Fed: dissenso nel FOMC sulla politica monetaria - Borsa&Finanza

Verbali Fed: dissenso nel FOMC sulla politica monetaria

Verbale Fed: dissenso nel FOMC sulla politica monetaria

I verbali di ieri della Fed sulla riunione di gennaio del FOMC ha detto una cosa inequivocabile: c’è molta dissonanza tra i membri della Banca Centrale americana sulle decisioni da prendere in tema di politica monetaria. La linea ufficiale è che il bilancio debba essere rabberciato, il che richiede un inasprimento, ma non ci sono dettagli su come ciò dovrà essere fatto. La realtà è evidente: non c’è consenso unanime né sul ritmo né sulla tempistica del restringimento monetario. Sembrano tutti concordi nell’aumentare i tassi d’interesse già a marzo, ma non è stato trovato un accordo sull’entità della stretta, se di mezzo o un quarto di punto. Ancora meno vi è intesa su quanti dovranno essere i ritocchi da qui alla fine dell’anno. Questa incertezza decisionale della Federal Reserve si è trasferita sui mercati azionari, finiti tutti in territorio negativo sia durante la notte in Asia (eccezion fatta per la Cina), che nella giornata odierna in Europa e negli Stati Uniti.

 

Fed: ecco le discordanze dei propri membri

Quanto è risultato dai verbali dellaFed si era già capito almeno in parte dalle dichiarazioni nelle ultime settimane da parte dei vari Presidenti della Fed dei diversi Stati, dove le posizioni a volte sono sembrate decisamente contrastanti. L’intervento più aggressivo è stato quello di James Bullard, Governatore della Fed di St. Louis, che la scorsa settimana ha sostenuto un incremento dello 0,5% del costo del denaro nel meeting di marzo o addirittura prima. A tale dichiarazione ha fatto da contraltare quella di Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis, che ha avvertito di non esagerare perché se l’istituto centrale sarà troppo hawkish l’economia rischia di andare in recessione.

Sulla stessa posizione Patrick Harker, Presidente della Fed di Filadelfia, e Mary Daly, Governatrice della Banca Centrale di San Francisco, che hanno suggerito una riduzione dello stimolo con metodo. Esther George, Governatore della Fed di Kansans City considera la vendita di asset per cercare di frenare l’inflazione, mentre Loretta Mester di Cleveland ha proposto la cessione delle partecipazioni in titoli garantiti dai mutui. Insomma, il quadro è molto frastagliato, in totale disarmonia con quanto avvenne all’inizio della pandemia quando tutti erano concordi nell’inondare di liquidità l’economia e di tenere i tassi a zero per innescare la ripresa di un Paese finito in ginocchio e che aveva bruciato decine di milioni di posti di lavoro.

 

 

Fed: le opinioni degli economisti sui verbali

Gli economisti vedono questa situazione che si è venuta a creare a tinte fosche. Matthew Luzzetti, capo economista USA presso Deutsche Bank, ritiene che una tale mancanza di chiarezza apra un potenziale di distorsione su ciò che i funzionari della Fed si aspettano e ciò che i mercati quotano. Diane Swonk, capo economista di Grant Thornton, afferma che non verranno solo messaggi contrastanti dall’economia, ma l’interpretazione degli stessi significherà messaggi contrastanti anche dai membri della Fed. Un problema serio è quello relativo alla neutralità dell’inflazione che la Fed sembra abbia fissato a un livello del 2,5%. Al riguardo Michael Gapen, capo economista statunitense presso Barclays, sostiene che l’argomento ora è quanto velocemente raggiungere quella neutralità.

 

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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