Con l’accordo UE Mercosur la Commissione europea “sta alimentando le braci ancora calde della rabbia contadina”: è il monito lanciato dal sindacato belga FUGEA, una delle tante sigle che si oppongono alla ratifica del trattato tra l’Unione europea e il Mercado Común del Sur. L’accordo dovrebbe essere chiuso al Summit Rio 2024, il vertice dei leader del G20 previsto a Rio de Janeiro il 18 e 19 novembre, perché considerato dall’esecutivo comunitario “estremamente importante da un punto di vista economico e geo-strategico”, come ha dichiarato Olof Gill, il portavoce per le questioni commerciali.
Accordo UE Mercosur: cos’è e che prevede
L’EU Mercosur Trade Agreement è un negoziato di libero scambio per rimuovere le barriere commerciali tra l’Unione e il Mercosur, il mercato comune del Sud America, istituito nel 1991 da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay con il Trattato di Asunción e allargato progressivamente a Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela, con il Messico ammesso nel 2004 in qualità di osservatore. Il trattato, annunciato nel 2019 al vertice del G20 di Osaka dopo vent’anni di negoziati, rappresenterebbe il più grande accordo commerciale concluso sia dall’UE che dal Mercosur per numero di persone coinvolte.
L’obiettivo dell’accordo è di aumentare il commercio e gli investimenti bilaterali, facilitare alle aziende europee la vendita di beni e servizi al Mercosur, ridurre il protezionismo e le barriere commerciali tariffarie e non tariffarie (in particolare per le PMI), creare un corpus di regole stabili ed affidabili per il commercio e gli investimenti attraverso norme solide e comuni. L’ambito di applicazione è molto ampio e coinvolge tariffe, procedure doganali, norme di origine, misure di difesa commerciale, misure sanitarie e fitosanitarie, barriere tecniche, liberalizzazione di servizi e investimenti, politiche di concorrenza, sovvenzioni, accesso agli appalti pubblici e ai diritti di proprietà intellettuale.
L’accordo consente un maggiore accesso al mercato europeo per i prodotti agricoli del Mercosur, in particolare carne di manzo, pollame, zucchero ed etanolo. I vantaggi sono anche per gli esportatori brasiliani di succhi e per quelli argentini di pesce. Da parte europea, il trattato include l’accesso prioritario a un mercato molto protetto come quello sudamericano; il taglio dei dazi su auto e componenti per auto, veicoli spaziali e locomotive, strumenti ottici e medici, prodotti chimici, farmaceutici, macchinari e tessili; un accesso facilitato al mercato per vino e prodotti lattiero-caseari dell’UE. Secondo i calcoli della Commissione, che punta all’accordo per favorire opportunità di crescita ed occupazione, saranno risparmiati 4,5 miliardi di euro di dazi.
I settori dell’industria europea che trarranno i maggiori benefici dal trattato sono considerati l’agroalimentare, l’automotive, il farmaceutico, il manifatturiero e il tessile. Nei servizi le opportunità saranno in particolare per le aziende dei comparti finanziario, trasporti, telecomunicazioni e produzione. Insieme al “mostrare al mondo che UE e Mercosur rifiutano il protezionismo”, l’accordo vuole “promuovere valori comuni come lo sviluppo sostenibile, rafforzando i diritti dei lavoratori, combattere il cambiamento climatico, aumentare la protezione ambientale, incoraggiare le aziende ad agire in modo responsabile e mantenere elevati standard di sicurezza alimentare”.
A chi non piace l’accordo UE Mercosur
L’idea di una piattaforma comune per integrare le economie dei 27 Paesi membri dell’Unione con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay e di un’alleanza commerciale per il reciproco scambio di prodotti non piace a sindacati, ONG, agricoltori e allevatori, attivisti ambientali e sostenitori dei diritti dei nativi. A protestare contro l’accordo sono soprattutto gli agricoltori e gli allevatori dell’intera filiera, rappresentati a Bruxelles dal sindacato belga FUGEA insieme a sigle di tutta Europa. In Italia si oppongono alla ratifica Coldiretti, Filiera Italia, Legacoop Agroalimentare, UnaItalia, Fai CISL, UILA e FLAI-CGIL. Un “accordo che, se sottoscritto nella sua attuale forma, avrebbe effetti devastanti sull’intero comparto agroalimentare europeo e italiano”, denuncia Coldiretti.
L’associazione lamenta che l’accordo “rischia di generare squilibri drammatici per la filiera produttiva europea, a causa delle evidenti asimmetrie negli standard produttivi”. Nell’area Mercosur, infatti, “vigono regole molto meno stringenti rispetto a quelle europee sull’uso di pesticidi e tecniche di produzione”. Molti principi attivi presenti in diserbanti e pesticidi impiegati nei Paesi sudamericani sono vietati nell’Unione europea. In aggiunta, in alcuni allevamenti dell’America Latina si fa ancora uso di antibiotici come promotori della crescita, una pratica vietata in Europa dal 2006.
“Le aziende italiane sarebbero penalizzate da una concorrenza sleale che favorisce una corsa al ribasso dei costi, alimentata dall’assenza di regole comuni e del principio di reciprocità”, fanno sapere le associazioni di categoria e le sigle sindacali nel loro appello rivolto a Giorgia Meloni. I rappresentanti del settore chiedono al governo italiano di fare pressione sulla Commissione per introdurre “principi di reciprocità e regole condivise per la filiera agroalimentare”.
Chi guida le proteste a Bruxelles
FUGEA usa parole ancora più dure e bolla l’accordo UE Mercosur come “un’idea folle” e “totalmente anacronistica”, “un pericolo per il nostro pianeta e per i nostri allevatori” e “l’opposto delle ambizioni del Green Deal e del dialogo strategico sull’agricoltura”. La strategia “cars for cows” della Commissione, caratterizzata da una “schizofrenica incoerenza”, rappresenta “una vera concorrenza sleale per i nostri allevatori: gli standard sono molto più bassi, la carne ha un costo basso e fa scendere i prezzi di mercato”.
In aggiunta, il sindacato belga sottolinea che “la produzione industriale di carne in Brasile è responsabile della massiccia deforestazione”: l’entrata in vigore dell’accordo potrebbe mettere a rischio complessivamente 1,35 milioni di ettari di foreste in Amazzonia, nel Cerrado e nel Gran Chaco. Alla base del trattato ci sarebbe la spinta alle importazioni di carne bovina dai quattro Paesi principali del Mercosur: Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, che già esportano in Europa tra le 215mila e le 250mila tonnellate di carne ogni anno.
Il portavoce del sindacato, Hugues Falys, promette che gli agricoltori europei non si faranno ingannare: quello di cui hanno bisogno è di “prezzi equi e non di nuovi aiuti compensativi”. Alle proteste aderiscono anche Via Campesina (il movimento internazionale che riunisce milioni di contadini, agricoltori di piccole e medie dimensioni, persone senza terra, nativi e migranti) e la coalizione Stop EU Mercosur.
Stop EU Mercosur riunisce centinaia di sigle su entrambe le sponde dell’Atlantico (tra le italiane ci sono Slow Food, Fairwatch, comitati di Fridays For Future, FIOM e CGIL, cooperative, osservatori e gruppi di acquisto) che chiedono di fermare un accordo che “fa parte di un modello commerciale obsoleto, che ha rovinato il pianeta: è al servizio degli interessi privati a scapito dei limiti ecologici e del benessere degli animali, e genera disuguaglianze sociali insostenibili”. Il movimento sostiene che i punti cardine del trattato sono “in diretta opposizione all’azione per il clima, alla sovranità alimentare, alla difesa dei diritti umani e del benessere degli animali”.