Dal 2013 i proprietari di immobili sono obbligati per legge a fornire l’APE (l’attestato di prestazione energetica) ai futuri inquilini o acquirenti. Questa etichetta si ottiene da un tecnico certificatore che valuta il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica della casa in base ad una serie di parametri (su tutti gli elementi costruttivi, la copertura, le pareti, gli infissi e gli impianti di riscaldamento e raffrescamento) e assegna una valutazione su un indicatore in dieci classi che vanno dal verde al rosso. Gli edifici che ottengono la lettera A sono i più efficienti, mentre quelli con la lettera G hanno il punteggio peggiore. Al penultimo posto c’è la classe energetica F.
Classe energetica F: cosa vuol dire
Vivere in una casa di classe energetica F vuole dire far fronte a consumi elevati, specie di gas ed elettricità. Gli immobili di questa categoria, costruiti principalmente negli anni Settanta e Ottanta con materiali ormai passati, hanno impianti di riscaldamento e raffrescamento obsoleti e superati, infissi piuttosto usurati e un profilo termico ed igrometrico complessivo inadeguato. Non è da meno l’isolamento della copertura, delle pareti e dei solai. Naturalmente in case del genere le fonti rinnovabili non sono previste.
Il consumo di energia di questa classe ha specifici requisiti ed è compreso tra i 121 e i 160 kWh/mq all’anno. Vuole dire che per riscaldare un metro quadro di casa ci vogliono 121-160 Kwh, pari a 12-16 litri di gasolio per metro quadro l’anno. Non va meglio con l’EPgl,nren. L’indice di prestazione energetica che fa riferimento al fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale ed estiva, la produzione di acqua calda sanitaria e la ventilazione oscilla in classe F tra i 2,60 e i 3,50 kWh/mq all’anno. Il range è quindi ampio e in questa classe ci saranno sia edifici più vicini per numeri alla classe E che altri prossimi alla G.
Per migliorare l’isolamento e rendere maggiormente sostenibili i costi di gestione, è opportuno rimediare sia sull’involucro dell’immobile che sugli impianti. All’interno dell’APE c’è una tabella di “riqualificazione energetica e ristrutturazione importante” in cui sono indicati tutti i possibili “interventi raccomandati e risultati conseguibili”. È lo stesso certificatore energetico che segnala le prescrizioni tecniche da poter attuare per ottimizzare la prestazione energetica dell’edificio. Nel caso in cui l’immobile abbia uno o più punti critici, le linee guida nazionali prevedono l’obbligo di almeno un intervento migliorativo.
Classe energetica F, casa consuma troppo: come intervenire
Un immobile in classe energetica F significa performance scarse sul piano dei consumi e dell’impatto ambientale. In edifici di questo tipo, è raccomandabile una riqualificazione energetica complessiva. È possibile intervenire puntando a migliorare l’isolamento termico realizzando un cappotto, sostituendo gli infissi di vecchia generazione con quelli termici più performanti, i vetri delle finestre con quelli basso emissivi che trattengono il calore dentro l’abitazione.
Inoltre, è consigliabile cambiare la caldaia con una a condensazione (senza dispersione di calore) e passare ad un impianto di riscaldamento con termostati intelligenti (i sistemi digitali che consentono di eliminare gli sprechi e di risparmiare sulla bolletta) e termovalvole, ossia i dispositivi che regolano il flusso dell’acqua all’interno dei termosifoni e gestiscono il calore in maniera intelligente. Senza dimenticare un intervento ancora più radicale che può prevedere l’installazione di pannelli solari e pannelli fotovoltaici.
Ovviamente ciascuno di questi interventi ha un suo costo specifico. Il cambiamento di caldaia e termostato può arrivare su qualche migliaia di euro, mentre i costi salgono con gli infissi di nuova generazione, le porte-finestre, la coibentazione dell’involucro e i pannelli. In tal senso, è opportuno sfruttare i bonus, le agevolazioni e gli incentivi pubblici per accorciare i tempi di ritorno dell’investimento fatto.