Per investire in bond ad alto rendimento non è necessario essere un grande investitore istituzionale. Grazie alla struttura dei certificati AMC (Actively managed certificates), anche l’investitore retail può accedere, a partire dal classico taglio da 100 euro dei certificati, a questa asset class caratterizzata da rendimenti elevati.
Ma c’è di più. Per trovare obbligazioni ad alto rendimento non bisogna andare a cercare i titoli di società con un rating basso, pertanto più rischiose. Si possono anche acquistare le obbligazioni di categoria inferiore emesse da società investment grade. È quello che fa il team di gestione di First Solutions che si occupa del portafoglio sottostante all’AMC Hybrid Credit Index emesso da Vontobel e che ne ha spiegato il funzionamento in questa intervista rilasciata a Borsa&Finanza.
Portafoglio unconstrained di bond con alta liquidità
Gli AMC sono certificati quotati su Borsa Italiana che replicano passivamente un’attività sottostante. Tuttavia è l’attività sottostante a non essere passiva in quanto è costituita da una vera e propria strategia di investimento. Nel caso dell’AMC Hybrid Credit Index si tratta di una strategia di investimento unconstrained in obbligazioni di società investment grade le cui emissioni hanno una liquidità elevata, tra circa 300 milioni e 1,5 miliardi di euro. “Il portafoglio alla base del prodotto è senza limitazioni (unconstrained) tranne quelle imposte dall’emittente dell’AMC, Vontobel, al fine di rispettare la sua politica di investimento. All’interno di questi paletti il gestore ha la discrezionalità di scegliere le obbligazioni da inserire in portafoglio per trovare il miglior rapporto rischio/rendimento” spiegano da First Solutions.
Sono due le tipologie di bond su cui investe la strategia con un’allocazione 50-50 flessibile: gli Additional Tier 1, obbligazioni emesse da istituti bancari che rispondono ai requisiti di Basilea III per il capitale bancario e destinate ai clienti istituzionali; gli ibridi corporate, obbligazioni subordinate ad alto rendimento emesse da società non finanziarie. “In altre parole andiamo a selezionare le obbligazioni molto liquide di società investment grade nella parte meno pregiata della loro struttura di capitale, quella dei bond subordinati – spiegano dal team di First Solutions -. In questo modo possiamo puntare a rendimenti più elevati con un rischio/opportunità attraente”.
I singoli bond possono essere sia investment grade che non-investment grade e tutti appartengono a società solide. Scorrendo l’elenco dell’universo investibile si trovano infatti nomi come Credit Agricole, Axa, BBVA, Unicredit, Volkswagen e tante altre società di grandi dimensioni e provata stabilità.
Diversificazione e alto rendimento in un solo AMC
L’opportunità di investire su un portafoglio diversificato e attivo di obbligazioni ad alto rendimento che sono di solito riservate agli investitori istituzionali, si apprezza bene se si pensa che questi bond hanno tagli minimi che arrivano a 200.000 euro. Nemmeno un investitore professionale potrebbe farlo in quanto avrebbe bisogno di due milioni di euro per mettere in portafoglio dieci bond.
“Il nostro obiettivo – riprendono dal team di First Solutions – e averne una ventina in portafoglio e chi acquista l’AMC può investirvi a partire da un taglio di 100 euro. Quindi la diversificazione è elevata e anche i rendimenti visto che in media si arriva a circa il 7% lordo. E poi c’è un ulteriore elemento da tenere in considerazione. Spesso il retail non è autorizzato ad acquistare obbligazioni simili che sono riservate a investitori professionali. Al massimo può accedere alle classi riservate al retail che però costano di più”.
In particolare, l’AMC Hybrid Credit ha un costo dello 0,95% all’anno più commissioni di performance del 10% seguendo il principio dell’high watermark. Non bisogna poi dimenticare i vantaggi fiscali concessi dai certificati che Antonio Trinca e Riccardo Frascà hanno sottolineato in una precedente intervista con Borsa&Finanza. Per esempio il fatto che i bond paghino delle cedole che vengono automaticamente reinvestite al lordo, evitando quindi la decurtazione di valore della tassazione al 26%. O la possibilità di compensare plusvalenze e minusvalenze, essendo considerati “diversi” dal fisco i redditi generati dai certificati.