Il Fondo monetario internazionale pubblica l’aggiornamento al World Economic Outlook. Debole ripresa dell’economia globale, ma occhio ai permanenti fattori di rischio
Stime di crescita ancora deboli in tutto il mondo, con l’Italia che rimane al palo. Questa la sintesi del report pubblicato oggi, a Davos, dal Fondo monetario internazionale nell’aggiornamento al World Economic Outlook. L’economia globale dovrebbe accelerare dal 2,9 per cento, previsto come dato finale per il 2019, al 3,3 per cento nel 2020 e al 3,4 per cento nel 2021, grazie a una fase “provvisoria di stabilizzazione a un passo di marcia lento” e a una “modesta ripresa”. Rispetto a ottobre, quando gli esperti avevano sottolineato il “rallentamento sincronizzato”, le nuove stime sono inferiori di un decimo per il 2020 e di due decimi per il 2021, ma a causa soprattutto dell’andamento di alcuni mercati emergenti.
La crescita dell’Europa
Venendo all’Eurozona, nel 2020 la crescita dovrebbe affermarsi all’1,3 per cento (-0,1 rispetto a tre mesi fa), per arrivare all’1,4 per cento nel 2021 (invariata). Fra le principali economie del Vecchio Continente, spicca la Spagna, con una crescita attesa all’1,6 per cento in entrambi gli anni, mentre per la locomotiva d’Europa, la Germania, gli esperti del Fondo vedono un +1,1 per cento nel 2020 (-0,1 rispetto a ottobre) e dell’1,4 per cento nel 2021. Crescita stabile all’1,3 per cento in entrambi gli anni per la Francia (stime invariate rispetto a ottobre), mentre il Regno Unito dovrebbe crescere dell’1,4 per cento quest’anno e dell’1,5 per cento il prossimo.
Italia, nessuna buona notizia
In Italia non si intravedono miglioramenti. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Pil aumenterà dello 0,5 per cento quest’anno e dello 0,7 per cento nel 2021. In aumento dallo 0,2 per cento realizzato nel 2019 ma, sebbene per il 2020 venga confermata la proiezione di ottobre, per l’anno prossimo si prevede una contrazione di un decimo rispetto a tre mesi fa.
“La revisione al ribasso (delle stime globali) – scrive il Fondo nel report – riflette primariamente le sorprese negative all’attività economica in alcune economie emergenti, in particolare in India, il che ha portato a una rivalutazione delle prospettive di crescita per i prossimi due anni. In alcuni casi, la rivalutazione riflette anche l’impatto delle maggiori tensioni sociali”.
Segnali di crescita
Il Fondo monetario internazionale sottolinea, però, che il sentiment positivo dei mercati riflette il miglioramento dell’attività manifatturiera e del commercio globale, “un passaggio generalizzato verso una politica monetaria accomodante, le notizie intermittenti sui negoziati Usa-Cina e i minori timori di una Brexit no-deal”. “Tutti questi segnali – si legge nel rapporto – hanno portato a una riduzione della posizione di fuga dal rischio che era aveva trovato espressione in occasione dell’aggiornamento al Weo di ottobre”. Tuttavia, non si può ancora parlare di pericolo scampato perché ancora “pochi segnali di una svolta sono riscontrabili nei dati macro globali”. “Questi primi segnali di stabilizzazione – dice il Fondo monetario internazionale – potrebbero persistere e alla fine rafforzare il legame tra una spesa per i consumi ancora resiliente e investimenti aziendali in fase di miglioramento. Un supporto aggiuntivo potrebbe venire dal venir meno dei fattori locali di debolezza in alcuni mercati emergenti oltre dagli effetti della politica monetaria”.
Rischi permanenti
Quali sono i fattori critici che ancora si intravedono? Il World Economic Outlook cita le tensioni geopolitiche, in particolare fra Stati Uniti e Iran, quelle sociali in fase di intensificazione, un ulteriore peggioramento dei rapporti fra gli Stati Uniti e i partner commerciali e frizioni economiche più profonde fra altri Paesi. “Una materializzazione di questi rischi – conclude il rapporto – potrebbe portare a un rapido deterioramento del sentiment provocando una caduta della crescita al di sotto della proiezione dello scenario di base”.
Non manca il monito alle economie avanzate, soprattutto quelle con alti livelli di debito. “I Paesi avanzati con spazio fiscale a disposizione – dice il Fondo monetario internazionale – aumentino spese a favore della produttività mentre quelli con un alto livello del debito provvedano a consolidare i conti per prepararsi alla prossima recessione e all’aumento delle spese per i programmi pensionistici”. “Con i tassi di interesse in molte economie avanzate vicini ormai al limite inferiore effettivo – sottolinea il Fmi – lo spazio a disposizione della politica monetaria per combattere ulteriori cali di crescita è limitato”.
In focus clima e lavoro
Un accenno anche ai temi chiave del World Economic Forum, che si terrà a Davos a partire da domani, ovvero quello dell’emergenza climatica, dell’inclusione sociale, dell’accesso al mercato del lavoro e della stabilità economico finanziaria. “La strategia – si legge nel Weo – dovrebbe prevedere un ruolo importante a favore di investimenti per nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nonché in settori che rafforzano la crescita potenziale e garantiscono che i guadagni siano ampiamente condivisi, inclusi istruzione, sanità, competenze della forza lavoro e infrastrutture. I Paesi che devono garantire che il loro debito rimanga sostenibile hanno meno spazio di manovra. In tutte le economie – prosegue il rapporto – rimangono essenziali misure per superare i vincoli strutturali e aumentare i tassi di partecipazione alla forza lavoro in modo da contrastare l’invecchiamento della popolazione, rafforzare le prospettive a medio termine e aumentare la resilienza. I Paesi dovrebbero inoltre garantire che le loro reti di sicurezza sociale facilitino un ampio accesso alle opportunità e una minore insicurezza economica. Politiche macroprudenziali più solide, una supervisione più proattiva e, in alcuni casi, un’ulteriore pulizia dei bilanci bancari sono fondamentali, soprattutto perché gli elementi di vulnerabilità continuano ad accumularsi in un periodo prolungato di bassi tassi di interesse”.