In ambito finanziario e fiscale, le “minusvalenze” possono rappresentare una spina nel fianco per molti investitori e contribuenti, ma allo stesso tempo, se gestite correttamente, possono offrire interessanti opportunità di ottimizzazione fiscale, grazie alla compensazione.
Spesso e volentieri, quando si parla di minusvalenze, si fa riferimento a perdite che generate dalla vendita di beni o investimenti a un prezzo inferiore rispetto a quello di acquisto. È un concetto fondamentale per chiunque operi sui mercati finanziari, dalle persone fisiche alle società.
Ma cosa sono esattamente le minusvalenze? Come recuperarle? Come si possono compensare per trasformarle in un’opportunità? E quando invece non è possibile compensarle? Nel corso dei paragrafi seguenti cercheremo di dare una risposta esauriente ai diversi quesiti.
Cosa sono le minusvalenze
Prima di entrare nel merito dell’articolo andando a elencare i casi in cui non è possibile compensare le minusvalenze, vediamo cosa sono, come funzionano e come funziona la compensazione.
La minusvalenza è la perdita economica che si verifica quando un asset, come un’azione, un’obbligazione o un bene immobile, viene venduto a un prezzo inferiore rispetto a quello a cui era stato acquistato. Tale concetto si applica soprattutto agli investimenti sui mercati finanziari, dove l’oscillazione dei prezzi è costante e può generare guadagni (plusvalenze) o perdite (minusvalenze).
Prendiamo come esempio un’azione acquistata a 100 euro e successivamente venduta a 80 euro. La differenza di 20 euro rappresenta una minusvalenza, ovvero una perdita per l’investitore. Tuttavia, le minusvalenze non sono limitate solo ai mercati azionari; possono verificarsi infatti anche nella compravendita di beni immobili o altre attività economiche. La loro presenza tocca più settori: sono importanti non solo per valutare la performance degli investimenti, ma anche dal punto di vista fiscale.
Infatti, in molti ordinamenti, come in Italia, le minusvalenze possono essere utilizzate per ridurre il carico fiscale derivante da altre operazioni finanziarie, tramite un processo chiamato compensazione, anche se per farlo è fondamentale conoscere i dettagli normativi e le tempistiche previste dalla legge.
Come recuperare le minusvalenze
Recuperare le minusvalenze significa trasformarle in uno strumento di risparmio fiscale. In Italia, la legge consente di portare in compensazione le minusvalenze fino a un massimo di quattro anni successivi a quello in cui sono state generate. Ciò significa che, qualora la perdita sia emersa in un dato anno, si potrà utilizzare per compensare eventuali guadagni ottenuti in quelli successivi.
Il processo per recuperare queste perdite non è però automatico. È necessario dichiarare le minusvalenze nel Modello Redditi o nel Modello 730, inserendole nel quadro RT, la sezione dedicata alle operazioni finanziarie. Importante è anche conservare tutti i documenti relativi agli investimenti, come i contratti di acquisto e vendita, perché in caso di controllo fiscale, è indispensabile verificare la veridicità della perdita subita.
Attenzione però a non fare confusione. Uno degli errori più comuni è pensare che tutte le minusvalenze siano uguali: non è così! Ad esempio, le minusvalenze generate da partecipazioni qualificate (azioni che superano il 20% del capitale di una società non quotata) seguono regole più rigide e complesse. Ma se gestite nel modo giusto, anche queste possono essere un’opportunità per recuperare parte di quanto perso.
Come compensarle
Il vero valore delle minusvalenze emerge quando le si compensa con le plusvalenze. Immaginiamo di aver realizzato un guadagno importante dalla vendita di azioni o di obbligazioni, pagheremo un’imposta significativa su quel guadagno, giusto? Bene, le minusvalenze entrano in gioco proprio in questo caso: possono essere usate per abbattere o addirittura azzerare il carico fiscale derivante dai guadagni realizzati.
Facciamo un esempio concreto per fugare ogni dubbio sulla loro importanza ed utilità sul fronte fiscale. Il signor Bianchi ha guadagnato 10.000 euro dalla vendita di azioni, ma negli anni precedenti ha registrato minusvalenze per 4.000 euro. Grazie alla compensazione, il signor Rossi potrà detrarre quelle perdite dai guadagni realizzati in precedenza. Così facendo l’importo su cui dovrà pagare le tasse si ridurrà a 6.000 euro. Un risparmio niente male, vero? C’è però il rovescio della medaglia anche in questo caso, poiché non tutte le perdite sono compensabili.
Solo quelle derivanti da attività finanziarie come azioni, obbligazioni, fondi comuni e altri strumenti simili possono essere utilizzate a questo scopo. Inoltre, è fondamentale rispettare la scadenza dei quattro anni: trascorso questo periodo, le perdite non potranno più essere utilizzate e andranno perse.
Minusvalenze, quando non si possono compensare
Le minusvalenze derivanti dalla vendita di strumenti finanziari possono essere compensate, in generale, con plusvalenze realizzate negli anni successivi, lo abbiamo appena detto, ma ci sono delle situazioni specifiche in cui non possono essere compensate. Di seguito i casi principali:
- scadenza del termine di compensazione: le minusvalenze possono essere compensate con le plusvalenze per un periodo massimo di 4 anni successivi al loro verificarsi. Se non vengono utilizzate entro questo periodo, non possono più essere compensate;
- plusvalenze non compensabili: non tutte le plusvalenze possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze. Ad esempio, le plusvalenze che derivano da strumenti finanziari soggetti a un regime fiscale diverso (es. redditi diversi di natura finanziaria esenti o soggetti a tassazione separata) non possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze;
- operazioni in regime amministrato o gestito: è l’intermediario finanziario a gestire le operazioni di compensazione se si ha un conto titoli presso una banca in regime amministrato o gestito. In questo caso, le minusvalenze possono essere compensate solo con le plusvalenze maturate nello stesso regime e non possono essere “trasferite” su altri conti in regime dichiarativo;
- strumenti finanziari esenti da tassazione: minusvalenze su strumenti finanziari esenti da tassazione, come ad esempio titoli di Stato esenti, non possono essere compensate con plusvalenze su altri strumenti tassabili;
- operazioni su derivati: minusvalenze derivanti da operazioni su derivati (ad esempio futures o opzioni) potrebbero non essere compensabili con plusvalenze da altri strumenti finanziari, a meno che non derivino da operazioni della stessa natura.