Rame: 2 ragioni per cui ci sarà carenza di offerta fino al 2030 - Borsa&Finanza

Rame: 2 ragioni per cui ci sarà carenza di offerta fino al 2030

Rame: 2 ragioni per cui ci sarà carenza di offerta fino al 2030

Il rame registrerà un eccesso di domanda per tutto il 2023 e probabilmente per il resto del decennio. A prevederlo è Robin Griffin, vicepresidente di Wood Mackenzie per i metalli e l’estrazione mineraria. Solitamente la grande richiesta del metallo si associa alla crescita economica, dato il grande uso a livello industriale che se ne fa. Tuttavia, occorre tener presente che quest’anno l’economia globale potrebbe affrontare una recessione causata dagli alti tassi d’interesse delle Banche centrali, adottati per rallentare l’inflazione più alta degli ultimi 40 anni. Le quotazioni del rame nel 2022  hanno perso circa il 15% proprio perché il mercato scontava una flessione economica. Il raffreddamento dell’inflazione e la prospettiva di riduzione della pressione sui tassi ha alimentato la speranza che l’economia potesse ancora schivare la recessione e i prezzi del rame hanno recuperato quasi 6 punti percentuali dall’inizio di gennaio 2023.

 

Rame: perché ci sarà un eccesso di domanda nei prossimi anni

Griffin attribuisce lo squilibrio tra domanda e offerta di rame a due fattori. Il primo sono i disordini in Perù. Il Paese sudamericano è uno dei più importanti fornitori di rame a livello globale, con una quota del 10% sul totale. A dicembre Lima ha registrato il suo più grande surplus commerciale degli ultimi cinque anni, poiché la crescita dei prezzi e l’aumento dell’export hanno generato grandi introiti alla nazione. Lo scorso anno, il Perù ha superato la Cina come il più grande produttore mondiale di rame dopo il Cile.

Tuttavia, da quando l’ex presidente Pedro Castillo è stato estromesso dalla scena politica nel processo di impeachment lo scorso dicembre, sono montate le proteste e i disordini di piazza. Il gigante minerario Glencore ha dovuto subire saccheggi e incendi nei propri locali in Perù e dal 20 gennaio ha sospeso le sue operazioni estrattive nella miniera di Antapaccay. Il calo della produzione dal Perù risalta anche perché in contemporanea sta diminuendo quella del Cile, che oggi è il più grande estrattore mondiale con il 27% dell’offerta mondiale. A novembre infatti si è registrata una diminuzione del 7% su base annua del rame prodotto nel territorio cileno.

Il secondo fattore riguarda la grande richiesta di rame nell’industria automobilistica e nella transizione energetica. In questo la riapertura della Cina gioca un ruolo molto importante, poiché Pechino rappresenta il più grande mercato mondiale delle auto elettriche e quindi migliora le prospettive della domanda globale. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, le vendite di auto elettriche nel 2021 sono più che raddoppiate, portando il numero totale di immatricolazioni intorno alle 16,5 milioni di unità. Questo significa che l’ecosistema di ricarica dei veicoli elettrici necessita di un potenziamento. Il rame nel processo di elettrificazione svolge una funzione importante; giocoforza, è ragionevole pensare che la domanda in prospettiva sarà destinata a crescere.

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Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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