Wall Street: Morgan Stanley ammette di essere stata troppo negativa

Wall Street: Morgan Stanley ammette di essere stata troppo negativa

Wall Street: Morgan Stanley ammette di essere stata troppo negativa

“Ci siamo sbagliati”. Con questa ammissione, il capo stratega azionario di Morgan Stanley, Mike Wilson, riconosce il suo errore per essere stato troppo pessimista sulle azioni americane quest’anno. “Il 2023 è stato un anno di valutazioni più elevate di quanto ci aspettassimo, tra il calo dell’inflazione e il taglio dei costi”, ha detto. Tutte situazioni che uno degli strateghi più ribassisti di Wall Street ha sottovalutato, insieme al boom dell’intelligenza artificiale e alla resilienza dell’economia statunitense di fronte a ipotetici venti recessivi.

Wilson per tutto l’anno si è detto convinto che il rally si sarebbe invertito, con le turbolenze bancarie di marzo che avrebbero innescato un sentiment di vendita. Per questo, l’esperto aveva fissato come obiettivo quota 3.900 per l’S&P 500 quest’anno. L’ultima seduta della Borsa americana ha visto il benchmark guadagnare lo 0,4% a 4.555 punti.

 

Wall Street: Morgan Stanley raccomanda cautela

Pur riconoscendo il suo errore, Wilson di Morgan Stanley mantiene una certa cautela sulle azioni a Wall Street, continuando a vedere l’S&P 500 a 3.900 punti per il 2023, prima di una risalita a 4.200 nella prima parte del 2024. Un livello quest’ultimo di circa l’8% più basso di quello attuale, in ragione del fatto che lo stratega vede gli utili delle società americane soffrire. “Se da un lato l’indebolimento dell’inflazione rafforza l’ottimismo per una Federal Reserve più favorevole, contesto vantaggioso per le valutazioni azionarie, dall’altro significa anche un calo del potere di determinazione dei prezzi per le imprese”, ha scritto Wilson.

Il ritmo dei declassamenti dei profitti sta superando quello degli upgrade. Per questo, Wilson rimane pessimista sugli utili 2023. “L’inflazione sta ora scendendo ancora più velocemente di quanto previsto dal consenso, in particolare l’inflazione ricevuta dalle aziende. Poiché il prezzo è il fattore principale che ha mantenuto la crescita delle vendite sopra lo zero per molte aziende quest’anno, sarebbe un ostacolo materiale se quel potere di determinazione dei prezzi dovesse ribaltarsi”.

 

Occhio alla Fed

Oggi inizia la due giorni del meeting della Federal Reserve, che domani annuncerà probabilmente l’ultimo rialzo dei tassi d’interesse di un quarto di punto, dopo che l’inflazione si è raffreddata. È indubbio che la politica monetaria della Banca centrale americana eserciti sui mercati azionari un potere molto forte. Quindi, quanto dirà il governatore Jerome Powell nella conferenza stampa che chiude la riunione sarà di importanza estrema per capire quello che sarà il corso futuro delle azioni a Wall Street.

Il mercato si aspetta toni accomodanti e qualsiasi elemento che contrasti con questo scenario potrebbe muovere le quotazioni in maniera anche molto decisa. Lo scorso anno Wilson aveva previsto grandi vendite in Borsa e ci aveva preso in pieno proprio perché le sue teorie erano state supportate dalla politica monetaria più restrittiva degli ultimi 40 anni. Adesso sarà difficile sostenere la stessa cosa con una Fed che inverte rotta.

AUTORE

Johnny Zotti

Johnny Zotti

Laureato in economia, con specializzazione in finanza. Appassionato di mercati finanziari, svolge la professione di trader dal 2009 investendo su tutti gli strumenti finanziari. Scrive quotidianamente articoli di economia, politica e finanza.

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